ROMA (MF-DJ)--La pacchia del Covid per Big Pharma è finita. Giovedì 23 Moderna è crollata quasi del 7% al Nasdaq dopo i conti. Nel quarto trimestre 2022 la biotech ha visto le vendite del suo vaccino contro il virus ridursi del 30% a 4,9 miliardi di dollari rispetto all'anno prima. Per il 2023 prevede di venderne soltanto per 5 miliardi, molto meno rispetto alle previsioni (stime tra 7,4 e 8,1 miliardi). Ma lo stesso vale per la rivale Pfizer: il colosso guidato da Albert Bourla prevede che le vendite di Comirnaty (il vaccino Covid) e della pillola antivirale Paxlovid crolleranno del 62% a 21,5 miliardi nel 2023. Due terzi in meno rispetto al 2022.

MF-Milano Finanza riporta che se da un lato l'Eldorado fatto di vaccini e terapie contro la pandemia sta implodendo e i guadagni stellari garantiti dal coronavirus si sono sgonfiati, dall'altro le big che sono riuscite a cavalcare l'emergenza, ma non solo loro, siedono ora su un cospicuo tesoretto post-Covid. In realtà in questa nuova fase post-Covid la maggior parte dei colossi farmaceutici sono alle prese con un altro problema: molti dei loro farmaci blockbuster (di punta) perderanno la tutela brevettuale nei prossimi anni e ciò si tradurrà in un altro drastico calo dei ricavi.

Secondo stime di Jp Morgan tra il 2023 e il 2030 le grandi aziende farmaceutiche perderanno quasi un quarto (il 24%) delle vendite globali (circa 110 miliardi) proprio a causa della perdita dell'esclusività dei brevetti. I dirigenti di grandi società come Pfizer, Merck e Novartis sono quindi alla ricerca di nuovi farmaci promettenti da aggiungere ai loro portafogli, con l'obiettivo di rimpolpare le vendite in vista delle scadenze dei brevetti. Questa esigenza e la grande liquidità accumulata durante il Covid sono due fattori che possono spingere verso una nuova stagione di consolidamento nel settore.

Il ritorno del m&a. Dopo diversi anni di intensa attività, negli ultimi tempi le grandi aziende farmaceutiche avevano ridotto le acquisizioni. Dati di Ernst & Young indicano che nel 2022 il valore totale delle operazioni di m&a nel pharma (circa 88 miliardi di dollari con 75 aziende biofarmaceutiche coinvolte) è stato il più basso dal 2017. Eppure alla fine dello scorso anno le aziende del settore delle scienze della vita disponevano di oltre 1.400 miliardi di dollari da utilizzare per nuovi accordi, con un aumento dell'11% rispetto all'anno precedente, secondo E&Y. Robuste fondamenta per un'intensa attività di m&a. In particolare un'analisi di McKinsey mostra che le 12 principali aziende biofarmaceutiche avevano a disposizione oltre 290 miliardi di dollari da investire alla fine del 2022, quasi il doppio rispetto ai livelli pre-Covid.

Cinque macro-trend. Nel settore biofarmaceutico l'innovazione arriva più lentamente e per questo fusioni, acquisizioni e altre forme di partnership per potenziare la pipeline di nuovi prodotti rappresentano una necessità chiave. McKinsey identifica cinque macro-tendenze chiave nel dealmaking. Una è la ricerca della trasformazione del portafoglio sia attraverso fusioni e acquisizioni programmatiche, ma anche con attività di dismissione e scorporo. La seconda è la ricerca di nuove acquisizioni per incrementare la pipeline, acquisendo innovazione, mentre la terza è l'aver intensificato, oltre a incrementare l'attività di m&a, anche l'attività di partnership preparando il terreno per operazioni future. Altri due trend sono l'interesse per big data e analytics, con un numero sempre maggiore di transazioni che si concentra sugli asset digitali, e le opportunità di crescita nei mercati emergenti: ad esempio, le aziende biotecnologiche con sede in Cina hanno visto aumentare di 100 volte il valore totale del mercato tra il 2016 e il 2021.

Un altro elemento che può spingere il settore è l'oncologia, che «rimane una delle più grandi opportunità di mercato per il settore farmaceutico, con farmaci come Keytruda di Merck che stanno registrando vendite per diversi miliardi di dollari», spiega Gianpaolo Nodari, ad di J. Lamarck. I grandi produttori però, si trovano anche ad affrontare le grandi sfide derivanti dai bassi rendimenti della loro ricerca e sviluppo e dalle scadenze brevettuali. Merck va incontro a un potenziale crollo dei ricavi di fronte al fatto che il suo trattamento antitumorale bestseller (il Keytruda, circa 21 miliardi di vendite l'anno) perderà la protezione brevettuale nel 2028.

Eppure proprio Merck e Moderna, sono un esempio di come il pharma stia reagendo alla fine del Covid e alla scadenza dei brevetti: il vaccino a mRna contro il melanoma che stanno testando ha ottenuto mercoledì 22 dalla Fda lo status di terapia rivoluzionaria e potrebbe presto diventare il primo vaccino anti-cancro al mondo.

pev


(END) Dow Jones Newswires

February 27, 2023 03:42 ET (08:42 GMT)