ROMA (MF-DJ)--Il bitcoin? "È una perdita di tempo, non capisco perché continuate a sprecare fiato sull'argomento. Il bitcoin è una truffa iper pubblicizzata". Così ha risposto Jamie Dimon, il numero uno di JPMorgan, alla domanda di un giornalista nel corso di una tavola rotonda organizzata da Cnbc a margine del World Economic Forum di Davos. Ma che cosa ne pensa del fatto che molti lo considerano l'oro digitale, visto che se ne possono produrre 21 milioni esatti, non uno di più, e quindi è una risorsa scarsa? "Chi ti dice che si fermeranno a 21 milioni?.

Può darsi che una volta estratto il ventunesimo milione appaia l'immagine di Satoshi che ride in faccia a tutti voi", ha ironizzato Dimon. Il ceo di JpMorgan è da sempre un detrattore del bitcoin, proprio non lo sopporta. Ma la sua risposta tradisce un certo nervosismo. Perché lo sa anche lui che al ventunmilionesimo bitcoin non comparirà Satoshi Nakamoto (lo pseudonimo dell'anonimo inventore della prima criptovaluta) a farsi beffe del mondo. Prima di tutto perché, se non lo è già, a quell'epoca Satoshi sarà morto, visto che l'ultimo bitcoin verrà estratto intorno all'anno 2140. Ma soprattutto perché non si capisce come mai i protagonisti del settore cripto, quelli che ci guadagnano, dovrebbero rompere il giocattolo e perdere tutto quello che hanno in un nanosecondo producendo il bitcoin numero 21 milioni+1.

Il giocattolo non si può rompere, va avanti in automatico. Chi ci ha provato nel 2017 con Bitcoin Cash non ha fatto molta strada, perché ha dovuto necessariamente compiere un hard fork, ovvero creare un'altra blockchain, diversa da quella originaria del bitcoin. Uno dei promotori dell'operazione, Roger Ver, soprannominato Bitcoin Jesus, si faceva forte del fatto che proclamava di essere il vero Satoshi Nakamoto. Ma ormai Ver passa da una causa all'altra, l'ultima gliel'ha fatta Genesis, la società di prestiti in criptovalute finita in bancarotta, perché Bitcoin Jesus non avrebbe saldato opzioni in cripto per un ammontare di 20,8 milioni di dollari. Insomma, a Ver ormai non crede più nessuno, solo qualche esponente della finanza tradizionale talvolta lo addita ancora come il vero Satoshi nel tentativo di dimostrare che il bitcoin è stato inventato da un truffatore.

Il meccanismo del bitcoin non lo fermano di certo le bancarotte di Terra Luna, di Ftx, di Genesis. Va avanti senza aiuti di Stato. E può anche sopravvivere a una guerra nucleare, basta che in qualche remoto angolo del mondo continui a funzionare internet (e qui potrebbe essere fondamentale Starlink, l'internet satellitare di Elon Musk). Questo sta a significare che ogni quattro anni, comunque la pensi Jamie Dimon, ci sarà l'halving, ovvero il dimezzamento della produzione di bitcoin. Per essere chiari: ogni 10 minuti vengono creati nuovi bitcoin. Per i primi quattro anni dalla loro nascita, la quantità di nuovi bitcoin emessi ogni 10 minuti era di 50. Ogni quattro anni, tale numero si dimezza e il giorno in cui questo accade viene chiamato halving. Nel 2012, la quantità di nuovi bitcoin emessi ogni 10 minuti è scesa da 50 bitcoin a 25.

Nel 2016 è scesa da 25 a 12,5.

Nell'ultimo halving dell'11 maggio 2020, si è passati da 12,5 a 6,25 bitcoin per blocco. Nell'halving del 2024, il numero scenderà da 6,25 a 3,125 bitcoin per blocco..E qui torna il concetto di scarsità: in teoria, più una merca è scarsa più aumenta il suo valore. Non a caso, gli halving precedenti hanno portato a nuovi massimi il bitcoin, che poi è certo precipitato dalle vette raggiunte, ma con l'halving successivo ha toccato picchi ancora più elevati. Il prossimo dimezzamento è previsto intorno al 29 marzo 2024. Da quel momento dovrebbe partire il nuovo rally del bitcoin. Magari un paio di mesi prima, visto che i mercati anticipano sempre. Ammesso e non concesso che il ciclo si ripeta anche questa volta. Se così fosse il bitcoin salirebbe oltre i 68.990 dollari toccati nel novembre 2021, 18 mesi dopo l'halving dell'11 maggio 2020. Azzardato dire a che livelli sarà intorno al 29 settembre 2025. Vale comunque la pena ricordare che dopo i massimi post halving 2016, i quasi 20.000 dollari del dicembre 2017, il bitcoin ha toccato un minimo di 3.183 dollari il 15 dicembre 2018. Da lì, pur con una fortissima volatilità, si è saliti fino a 68.990 dollari.

Per ora il minimo post halving 2020 è stato toccato a 15.480 dollari, quasi 5 volte più del dimezzamento 2016. Sia chiaro: niente impedisce che nel corso del 2023 le quotazioni scendano sotto i 15.000 dollari e quindi il rally dell'halving 2024 partirebbe da basi più basse. Ma è altrettanto ragionevole pensare che non crollerà ai 3.183 dollari del post halving 2016. Insomma, se tutto funziona per il verso giusto nel 2025 il bitcoin dovrebbe toccare il nuovo record di tutti i tempi. Ma che cosa potrebbe non funzionare? Come al solito, l'uomo. Non è solo Jamie Dimon a coltivare il sogno non troppo segreto di mettere fuori legge il bitcoin. Che cosa succederebbe se Stati Uniti ed Europa tagliassero fuori le società del settore cripto dal sistema Swift? Il bitcoin come la Russia, insomma. Che alla fine continua a commerciare con la Cina. È ipotizzabile una messa al bando totale? Al momento sembra difficile che Paesi come gli Emirati Arabi Uniti, tanto per fare un esempio, abbandonino i loro progetti nel settore cripto. In quanto alla Cina, l'ultimo rally del bitcoin è cominciato qualche giorno prima del Capodanno lunare del 22 gennaio. Curiosa coincidenza, come se i cinesi avessero voluto guadagnare un po' di soldi in occasione della loro festa preferita, come se i divieti messi da Pechino fossero tali solo sulla carta. Detto questo, la strada verso i nuovi massimi sarà come al solito molto travagliata. Chi vuole dormire sonni tranquilli è meglio che lasci perdere.

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3008:27 gen 2023


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January 30, 2023 02:28 ET (07:28 GMT)