LONDRA (awp/ats/ans) - E' una manovra anti-crisi con un parziale ritorno all'austerity quella presentata oggi alla Camera dei Comuni dal cancelliere dello Scacchiere Jeremy Hunt. Il governo conservatore di Rishi Sunak deve intervenire con "decisioni difficili" tramite la finanziaria d'autunno, come ha ricordato il ministro del Tesoro, per colmare un buco da 55 miliardi di sterline nelle finanze del Regno Unito, attraverso interventi per il 45% concentrati sull'aumento delle tasse e per il 55% sui tagli alla spesa pubblica, e affrontare la recessione alle porte.

Hunt è stato chiaro in proposito, il suo piano cerca prima di tutto la stabilità finanziaria, quella che il precedente esecutivo Tory guidato da Liz Truss aveva drasticamente compromesso con la mini manovra diretta in direzione opposta. Adesso è tempo di chiedere "sacrifici ai britannici", in particolare "a chi può contribuire di più" per tornare a una crescita economica ma sul lungo periodo non subito, come pretendeva l'ex premier tagliando le tasse soprattutto ai ricchi.

I dati economici presentati al Parlamento da Hunt, fra l'altro, sono meno allarmanti del previsto: per il 2022 la crescita legata al rimbalzo post Covid è stata rivista dal 3,8% al 4,2%, mentre l'anno prossimo sarà di recessione con una contrazione per il Pil dell'1,4%, ma con un rallentamento della tendenza negativa grazie proprio alle misure della manovra lanciata oggi, e quindi una previsione di ritorno alla crescita (dell'1,3%) nel 2024 e del 2,6 e 2,7% nei due anni successivi. Questo a fronte di un''inflazione prevista al 9,1% a fine 2022 per poi scendere al 7,4% nel 2023.

Si è arrivati a questa situazione per diverse ragioni. Il Paese è stato investito al pari di altri dalla crisi globale - energetica e non solo - alimentata nel segno dell'inflazione e della frenata delle economie da fenomeni planetari come i contraccolpi della guerra russa in Ucraina, delle sanzioni, del dopo pandemia. Hunt da politico esperto ha scaricato le responsabilità all'esterno: "La recessione è stata creata dalla Russia ma la ripresa sarà fatta in Gran Bretagna", ha detto ai Comuni raccogliendo molte critiche dalle opposizioni. Ma il Regno si porta anche il peso di molti problemi nazionali, dalle fragilità e disuguaglianze vecchie di anni alle conseguenze negative della Brexit, fino alla reazione caotica dei mercati all'annuncio della mini manovra di settembre targata Truss con conseguente intervento d'emergenza della Bank of England. Andando contro gli slogan tradizionali della dottrina conservatrice il governo riduce la soglia che fa scattare l'aliquota di reddito più alta del 45% dalle attuali 150 mila sterline a 125 mila. Non solo, le soglie dell'imposta sul reddito restano congelate, e non aggiornate in linea con l'inflazione, per altri due anni. La stretta fiscale colpisce anche dividendi e capital gain. Le conseguenze per i britannici sono state calcolate dall'Office for Budget Responsibility (Obr): milioni pagheranno più tasse, mentre si prevede un calo del 7% del reddito disponibile nei prossimi due anni.

Ma per rimpinguare l'erario aumenta anche la tassa sugli extra profitti incassati dai colossi dell'energia dal 25% al 35% e viene introdotta un'imposta del 45% sui fornitori d'elettricità: con queste due misure si punta a raccogliere 14 miliardi di sterline. Sul fronte dei tagli Hunt è stato piuttosto vago e gli interventi verranno 'spalmati' sul lungo periodo. Colpiranno i diversi ministeri a eccezione di Istruzione e Sanità: quest'ultima riceverà fondi extra per 3,3 miliardi di sterline nei prossimi due anni. Fra le priorità del cancelliere, oltre a stabilità e crescita ci sono anche i servizi pubblici e quindi il welfare, con una attenzione a chi più risente della crisi e del caro vita: aumentano da aprile pensioni e benefit sociali in linea con l'inflazione, nel rispetto delle promesse elettorali dei Conservatori, e viene inoltre incrementato il salario minimo del 9,7%, portandolo a 10,42 sterline l'ora, con ulteriori interventi a tutela delle fasce deboli. La manovra è stata duramente criticata dall'opposizione laburista perchè fa pagare a milioni di contribuenti "i miserabili fallimenti e la mala gestione" dell'economia imputati ai vari governi a guida Tory succedutisi negli ultimi 12 anni, tre solo nell'ultimo.