Lo ha detto a Reuters il capo delle spie informatiche dell'Ucraina.

L'attacco, uno dei più drammatici dopo l'invasione su larga scala da parte della Russia quasi due anni fa, ha messo fuori uso i servizi forniti dal principale operatore di telecomunicazioni ucraino per circa 24 milioni di utenti per giorni a partire dal 12 dicembre.

In un'intervista, Illia Vitiuk, capo del dipartimento di sicurezza informatica del Servizio di sicurezza ucraino (Sbu), ha rivelato dettagli esclusivi sull'attacco, che secondo lui ha causato una distruzione "disastrosa" e che mirava a lanciare un colpo psicologico e a raccogliere informazioni.

"Questo attacco è un grande messaggio, un grande avvertimento, non solo per l'Ucraina, ma per tutto il mondo occidentale, affinché capisca che nessuno è intoccabile", ha detto, sottolineando che Kyivstar è una ricca azienda privata che ha investito molto nella sicurezza informatica.

L'attacco ha cancellato "quasi tutto", compresi migliaia di server virtuali e Pc, ha detto, descrivendolo come probabilmente il primo esempio di cyberattacco distruttivo che "ha completamente distrutto il nucleo di un operatore di telecomunicazioni".

Durante le indagini, l'Sbu ha scoperto che gli hacker hanno probabilmente tentato di penetrare in Kyivstar a marzo o prima, ha detto in un'intervista via Zoom il 27 dicembre.

"Per ora possiamo dire con sicurezza che erano nel sistema almeno dal maggio 2023", ha detto. "Non posso dire al momento da quando hanno avuto... pieno accesso: probabilmente almeno da novembre".

L'Sbu ha valutato che gli hacker sarebbero stati in grado di rubare informazioni personali, capire la posizione dei telefoni, intercettare i messaggi Sms e forse rubare gli account Telegram con il livello di accesso ottenuto, ha detto.

Un portavoce di Kyivstar ha detto che l'azienda sta lavorando a stretto contatto con l'Sbu per indagare sull'attacco e che prenderà tutte le misure necessarie per eliminare i rischi futuri, aggiungendo: "Non sono stati rivelati fatti di fuga di dati personali e di abbonati".

(Tradotto da Camilla Borri, editing Stefano Bernabei)