WASHINGTON (Reuters) - Henry Kissinger, un gigante della diplomazia il cui ruolo di consigliere per la sicurezza nazionale e segretario di Stato sotto due presidenti ha lasciato un'impronta indelebile nella politica estera degli Stati Uniti, valendogli un controverso Premio Nobel per la Pace, è morto ieri all'età di 100 anni.

Kissinger è deceduto nella sua casa nel Connecticut, secondo quanto riferito dalla sua società di consulenza geopolitica, la Kissinger Associates Inc, ma non sono stati riferiti dettagli.

Nel comunicato si precisa che la sepoltura avverrà in forma privata con la famiglia, mentre in un secondo momento si terrà una commemorazione pubblica a New York.

Kissinger è stato attivo fino alla fine della sua vita, partecipando a riunioni alla Casa Bianca, pubblicando un libro sugli stili di leadership e testimoniando davanti a una commissione del Senato sulla minaccia nucleare posta dalla Corea del Nord.

Lo scorso luglio è anche andato a sorpresa a Pechino per incontrare il presidente cinese Xi Jinping.

Negli anni '70 del secolo scorso, in piena Guerra Fredda, ha avuto un ruolo determinante in molti eventi globali epocali in qualità di consigliere per la sicurezza nazionale e segretario di Stato sotto il presidente repubblicano Richard Nixon.

La sua influenza come architetto della politica estera degli Stati Uniti è scemata con le dimissioni di Nixon nel 1974, in seguito allo scandalo Watergate. Tuttavia, ha continuato a essere una forza diplomatica come segretario di Stato sotto il successore di Nixon, il presidente Gerald Ford, e a esprimere opinioni forti per il resto della sua vita.

Mentre molti hanno lodato Kissinger per la sua intelligenza brillante e la vasta esperienza, altri lo hanno bollato come criminale di guerra per il suo sostegno alle dittature anticomuniste, soprattutto in America Latina. Negli ultimi anni, i suoi viaggi sono stati limitati dai tentativi di alcune nazioni di arrestarlo o interrogarlo sulla passata politica estera degli Stati Uniti.

Il premio per la pace del 1973 gli venne assegnato per aver posto fine al coinvolgimento degli Stati Uniti nella guerra del Vietnam, ma fu uno dei più controversi di sempre. Due membri del comitato per il Nobel si dimisero in seguito alla selezione, poiché emersero dubbi sui bombardamenti segreti degli Stati Uniti in Cambogia. Il diplomatico nordvietnamita Le Duc Tho, scelto per ricevere il riconoscimento insieme con Kissinger, lo rifiutò.

Ford definì Kissinger un "super segretario di Stato", ma ne notò anche l'irritabilità e la sicurezza di sé, che i critici erano più propensi a definire paranoia ed egotismo. Persino Ford disse: "Henry, nella sua testa, non ha mai commesso un errore".

"Era il personaggio pubblico più permaloso che abbia mai conosciuto", disse Ford in un'intervista rilasciata poco prima di morire nel 2006.

Con la sua espressione cupa e la voce roca dall'accento tedesco, Kissinger aveva l'immagine sia di un accademico austero che di un dongiovanni. Il potere, diceva, era l'afrodisiaco finale.

Loquace in politica, Kissinger era riservato riguardo alle questioni personali, anche se una volta disse a un giornalista di vedersi come un eroe cowboy, che cavalca via da solo.

(Tradotto da Chiara Scarciglia, editing Francesca Piscioneri)