La banca centrale del Paese andino ha aumentato i tassi di interesse in modo aggressivo per domare l'impennata dei prezzi al consumo, ma i dati della scorsa settimana hanno mostrato un'inflazione al livello più alto dal 1994, e gli economisti vedono una prospettiva "preoccupante".

Una presentazione del Ministro delle Finanze Mario Marcel ha anche mostrato che il prodotto interno lordo (PIL) del Cile dovrebbe crescere dell'1,6% quest'anno, in leggero aumento rispetto alla precedente stima di crescita dell'1,5%.

"Non ci sono cambiamenti significativi per quanto riguarda il PIL", ha detto Marcel a una commissione del Congresso, aggiungendo che il PIL del settore minerario dovrebbe registrare una lettura negativa quest'anno.

"Nella seconda metà dell'anno vedremo una maggiore debolezza nei consumi e nella domanda", ha detto.

Il crollo della valuta cilena e l'inflazione in crescita stanno mettendo alla prova i sistemi economici e finanziari del gigante andino del rame e complicano i piani del Presidente Gabriel Boric di far approvare una legge di riforma fiscale per finanziare ambiziosi programmi sociali.

Le precedenti aspettative del Governo risalivano a maggio.

Il Paese sudamericano, il più grande produttore di rame al mondo, ha anche detto martedì che il prezzo del metallo rosso dovrebbe raggiungere i 4,19 dollari per libbra nel 2022, in calo rispetto alla precedente proiezione di 4,45 dollari.

La domanda interna, nel frattempo, è ora vista in aumento dell'1,3% nel 2022, nettamente al di sopra della precedente stima di un calo dell'1% rispetto all'anno scorso.

Le proiezioni del Governo arrivano dopo che la banca centrale cilena ha dichiarato il mese scorso che l'economia del Paese si espanderà tra l'1,5% e il 2,25% quest'anno. Per il 2023, la banca prevede un intervallo tra l'assenza di crescita e una contrazione economica dell'1%.