FRANCOFORTE (awp/ats/ans) - Il Pil della Germania cala più delle attese, a sorpresa risale l'inflazione in Spagna e per l'Italia ci si attende il primo segno meno davanti alla crescita che, però, dovrebbe rimanere molto vicina allo zero.

La settimana delle nuove decisioni sui tassi non si apre nel migliore dei modi, perché i segnali che arrivano dall'economia sono ancora contrastanti e non indicano una via certa alla Banca centrale europea che torna a riunirsi giovedì. Se da una parte l'economia che rallenta è anche il segno che la stretta sui tassi sta funzionando, dall'altra l'inflazione che riparte in un Paese centrale dell'Eurozona spinge a non cantare vittoria. Tanto che le borse europee chiudono quasi tutte in calo (Milano la peggiore a -0,38%), nel timore che Francoforte prosegua nei rialzi con piglio da falco.

Gli ultimi dati economici, che hanno spiazzato le attese, aggiungono incertezza. In Germania ci si aspettava un Pil piatto, e invece nell'ultimo trimestre del 2022 è calato dello 0,2%, portando il Paese un passo più vicino alla recessione. Per l'Italia - l'Istat pubblicherà il dato domani - ci si attende un rallentamento simile, ovvero molto contenuto. Lo conferma il ministro dell'Economia italiano Giancarlo Giorgetti secondo cui, nonostante l'inflazione elevatissima eserciti "grande pressione sulle famiglie e sulle filiere produttive", i principali indicatori "confermano la sostanziale tenuta" dell'economia.

Anche il commissario all'Economia Paolo Gentiloni allontana i timori sulla recessione invernale: "l'Ue dovrà affrontare la sfida di una crescita molto limitata, ma non è prossima alla recessione", ha detto parlando proprio da Berlino, poche ore dopo la diffusione sui dati del Pil peggiori del previsto. La continua ripresa dell'indice europeo della fiducia e delle aspettative sull'occupazione, conferma l'ottimismo.

Se in Europa la crescita regge ai molteplici shock dell'ultimo anno - anche grazie ai prezzi dell'energia in netto calo nell'ultimo mese - preoccupa invece il rialzo dell'inflazione in Spagna, dopo cinque mesi consecutivi di calo. A gennaio i prezzi al consumo sono aumentati (anno su anno) del 5,8%, dal 5,5% di dicembre, mentre gli analisti prevedevano un nuovo calo. A pesare è stato soprattutto il rialzo del costo della benzina, ma il segnale più preoccupante viene dall'inflazione "core" (cioè al netto di energia e cibo, le parti più volatili) che in Spagna ha segnato il record salendo al 7,5%, dal 7% di dicembre. Ed è proprio quello il dato su cui la Bce si sta concentrando per definire i prossimi passi.

Già a dicembre la presidente Christine Lagarde aveva sottolineato come l'inflazione core fosse salita (dal 5% di novembre al 5,2% di dicembre), nonostante l'indice dei prezzi complessivo stesse invece scendendo. Un motivo sufficiente per mantenere la rotta orientata su più rialzi, con il prossimo, giovedì, atteso da 50 punti base come quello di dicembre. Mercoledì i nuovi dati sull'inflazione dovrebbero confermare la linea del rigore, proprio nel giorno in cui in Usa la Fed - secondo le attese - dovrebbe imboccare una strada più morbida con un rialzo da un quarto di punto.