Il crollo dei titoli di Stato statunitensi sta scuotendo tutti i mercati, dalle azioni al mercato immobiliare, mentre gli investitori ricalibrano i loro portafogli in seguito all'impennata dei rendimenti del Tesoro, che hanno raggiunto i livelli più alti in oltre un decennio e mezzo.

I rendimenti del Treasury USA di riferimento a 10 anni, che si muovono inversamente ai prezzi, sono vicini ai livelli visti per l'ultima volta nel 2007, dopo un selloff alimentato dalle prospettive da falco della Federal Reserve e dalle crescenti preoccupazioni fiscali. I Treasury sono sulla buona strada per registrare la terza perdita annuale consecutiva, un evento senza precedenti nella storia degli Stati Uniti, secondo Bank of America Global Research.

Poiché il mercato del Tesoro da 25 miliardi di dollari è considerato la base del sistema finanziario globale, l'impennata dei rendimenti dei titoli di Stato statunitensi ha avuto effetti di ampia portata. L'S&P 500 è sceso di circa l'8% rispetto ai massimi dell'anno, in quanto la promessa di rendimenti garantiti sul debito pubblico statunitense allontana gli investitori dalle azioni. I tassi ipotecari, nel frattempo, sono ai massimi da oltre 20 anni e pesano sui prezzi degli immobili.

Ecco uno sguardo ad alcuni dei modi in cui l'aumento dei rendimenti si è riverberato sui mercati.

L'aumento dei rendimenti del Tesoro può frenare l'appetito degli investitori per le azioni e altri asset rischiosi, inasprendo le condizioni finanziarie e aumentando il costo del credito per aziende e privati.

Con alcune scadenze del Tesoro che offrono molto più del 5% agli investitori che detengono le obbligazioni a termine, l'aumento dei rendimenti ha anche attenuato il fascino delle azioni. I titoli ad alto dividendo in settori come le utility e l'immobiliare sono stati tra i più colpiti, in quanto gli investitori si sono orientati verso il debito pubblico.

Anche le azioni delle società tecnologiche e di crescita, i cui profitti futuri sono scontati in modo più netto rispetto ai rendimenti più elevati, hanno sofferto.

Un altro effetto dell'impennata dei rendimenti è stato il rimbalzo del dollaro, che è avanzato in media di circa il 7% rispetto ai suoi colleghi del G10 da quando l'aumento dei rendimenti del Tesoro ha subito un'accelerazione a metà luglio. L'indice del dollaro, che misura la forza del dollaro rispetto alle sei principali valute, è vicino ai massimi da 10 mesi.

Un dollaro più forte contribuisce a inasprire le condizioni finanziarie e può danneggiare i bilanci degli esportatori e delle multinazionali statunitensi. A livello globale, complica gli sforzi delle banche centrali per contenere l'inflazione, spingendo al ribasso le altre valute.

I trader hanno tenuto d'occhio per settimane un possibile intervento da parte dei funzionari giapponesi per contrastare un deprezzamento sostenuto dello yen, che quest'anno è sceso del 12% rispetto al dollaro.

Il tasso di interesse sul mutuo a tasso fisso di 30 anni - il mutuo più popolare negli Stati Uniti - è salito ai massimi dal 2000.

Questo ha danneggiato la fiducia dei costruttori e ha messo sotto pressione le richieste di mutui.

In un'economia altrimenti resiliente, caratterizzata da un forte mercato del lavoro e da una robusta spesa dei consumatori, il mercato immobiliare si è distinto come il settore più colpito dalle azioni aggressive della Fed per raffreddare la domanda e ridurre l'inflazione.

Con l'impennata dei rendimenti del Tesoro, gli spread del mercato del credito si sono ampliati, in quanto gli investitori richiedono un rendimento più elevato per gli asset più rischiosi, come le obbligazioni societarie.

Gli spread applicati alle obbligazioni societarie come premio rispetto ai Treasury o spread di credito si sono calmati dopo essere esplosi durante il crollo della Silicon Valley Bank (SVB) e della Signature Bank di New York a marzo.

L'ultimo aumento dei rendimenti, tuttavia, ha fatto sì che gli spread di credito si allargassero nuovamente, aumentando i costi di finanziamento per i potenziali mutuatari.

Con poca chiarezza sulla traiettoria dei tassi d'interesse e i problemi fiscali degli Stati Uniti, pochi si aspettano che la volatilità delle obbligazioni si plachi presto.

La Fed ha segnalato che manterrà i tassi elevati fino al 2024, anche se gli investitori vedono tagli già a giugno 2024.

Anche l'anticipazione di un'impennata della spesa in deficit del governo statunitense e l'emissione di debito per coprire tali spese ha innervosito gli investitori.

L'indice MOVE, una misura della volatilità attesa nei Treasury statunitensi, è salito ai massimi di 4 mesi, segnalando l'aspettativa di continue rovine del mercato dei Treasury.