BERNA (awp/ats) - La siccità danneggia le piante più di quanto si pensasse e, secondo uno studio internazionale a cui ha partecipato anche la Svizzera, può ridurne la crescita del 60%.

"I risultati mostrano un netto superamento delle perdite di superfici erbose precedentemente riportate", scrivono i ricercatori nello studio pubblicato ieri sulla rivista Pnas (Proceedings of the National Academy of Sciences). "L'impatto globale previsto dell'aumento della siccità è stato sostanzialmente sottostimato".

I ricercatori hanno condotto lo studio simulando per un anno la siccità in cento località, tra cui quella di Thun (BE): hanno ricoperto alcune aree erbose con pannelli che riducessero l'irrigazione da pioggia del 33% per simulare le precipitazioni dell'anno più secco dell'ultimo secolo. Secondo la pubblicazione, la crescita delle piante si è ridotta del 60% nelle aree con siccità estrema artificiale.

Stando a quanto emerge da un comunicato dell'Alta scuola di scienze agronomiche, forestali e alimentari (BFH-HAFL) di Berna, è importante avere una conoscenza approfondita dei prati e delle steppe: non solo perché rivestono più del 40% delle terre emerse, ma anche ai fini della salvaguardia climatica.

Siffatte aree "immagazzinano più del 30% dello stock globale di anidride carbonica e sono quindi importanti pozzi di carbonio. Se si verificano frequenti siccità, questi paesaggi non saranno sempre in grado di svolgere la funzione di stoccaggio di CO2, il che aggraverebbe il cambiamento climatico", ha spiegato nella nota l'ecologo della BFH-HALF Andreas Stampfli, che ha partecipato allo studio.

DOI: 10.1073/pnas.2309881120