ROMA (MF-DJ)--Garantire minimi salariale adeguati; rafforzare la vigilanza documentale; introdurre un in-work benefit; incentivare il rispetto delle norme da parte delle aziende e aumentare la consapevolezza di lavoratori e imprese e promuovere una revisione dell'indicatore

UE di povertà lavorativa. Queste le 5 proposte avanzate dalla Commissione del ministero del lavoro, che oggi ha presentato il suo rapporto 2021 sugli interventi e le misure di contrasto alla povertà lavorativa in Italia.

Avere un lavoro non basta per evitare di cadere in povertà. In Italia -si legge nel documento- un quarto dei lavoratori italiani ha una retribuzione individuale bassa (cioè, inferiore al 60% della mediana) e più di un lavoratore su dieci si trova in situazione di povertà (cioè, vive in un nucleo con reddito netto equivalente inferiore al 60% della mediana). Nel dibattito pubblico - prosegue la relazione - la povertà lavorativa è spesso collegata a salari insufficienti mentre questa è il risultato di un processo che va ben oltre il salario e che riguarda i tempi di lavoro (ovvero quante ore si lavora abitualmente a settimana e quante settimane si lavora nel corso di un anno), la composizione familiare (e in particolare quante persone percepiscono un reddito all'interno del nucleo) e il ruolo redistributivo dello Stato.

A livello individuale, infatti, il rischio di basse retribuzioni è

particolarmente elevato per i lavoratori occupati solo pochi mesi all'anno, per i lavoratori a tempo parziale e per i lavoratori autonomi. A livello familiare, a questi fattori di rischio si aggiunge anche la composizione del nucleo e il numero di percettori. Una strategia di lotta alla povertà lavorativa richiede quindi una molteplicità di strumenti per

sostenere i redditi individuali, aumentare il numero di percettori di reddito, e assicurare un sistema redistributivo ben mirato.

Nel nostro lavoro abbiamo scelto di concentrarci su due proposte predistributive (che agiscono, cioè, sui redditi di mercato), una redistributiva e due trasversali. Le proposte sono di taglio generale (si potrebbero immaginare anche interventi a livello settoriale o locale) e microeconomico, cioè indirizzate a supportare i redditi individuali

e familiari. Una strategia complessiva, però, dovrebbe anche affrontare le debolezze macroeconomiche e di politica industriale, le politiche per il lavoro (politiche attive, regolazione lavoro atipico, contrattazione) e gli investimenti in istruzione e formazione con l'obiettivo di aumentare quantità e qualità del lavoro nel nostro Paese.

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MF-DJ NEWS

1816:38 gen 2022


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January 18, 2022 10:40 ET (15:40 GMT)