di Angelo Amante e Giuseppe Fonte e Gavin Jones

ROMA (Reuters) -Giorgia Meloni ha scelto di preservare l'unità della maggioranza, rinunciando a insistere sui propri candidati alla guida delle aziende controllate dallo Stato, quando ha capito che imporre le proprie scelte ai partner di governo avrebbe potuto minare la stabilità dell'esecutivo, hanno riferito alcune fonti politiche.

Commentando le nomine dei nuovi vertici delle controllate, come Enel, Eni e Leonardo, Meloni ha detto che le personalità selezionate rappresentavano "la competenza, non l'affiliazione politica".

Quel che la presidente del Consiglio ha omesso di dire è che ha dovuto abbandonare alcuni dei suoi candidati preferiti dopo giorni di accese trattative, per poter mantenere la pace con Lega e Forza Italia.

Tradizionalmente le nomine dei vertici delle controllate sono cruciali per l'equilibrio di potere nei governi, in quanto i membri della maggioranza cercano di affermare il proprio peso e di mettere persone a loro vicine nelle posizioni chiave.

"In genere si può capire quanto durerà un governo dall'esito dell'iter delle nomine", ha detto un ex-ministro del governo Draghi.

Gli investitori di solito preferiscono parlare direttamente con i dirigenti delle aziende piuttosto che con il governo, ha detto la fonte, che oggi è un consulente politico ed ha chiesto di rimanere anonimo.

Eni ed Enel hanno una capitalizzazione di mercato complessiva di 109 miliardi di euro, secondo i dati di Refinitiv.

La nomina più sorprendente è stata quella del nuovo amministratore delegato di Enel Flavio Cattaneo, esperto manager che lascia il suo ruolo di vicepresidente di Italo per assumere la guida della più grande utility del Paese.

Cattaneo ha battuto Stefano Donnarumma, finora amministratore delegato di Terna, considerato da molti come la prima scelta della Meloni.

POLLICE VERSO DEL MERCATO

La decisione di sostituire l'amministratore delegato uscente Francesco Starace con Cattaneo non ha incontrato immediatamente il favore dei mercati.

Il titolo Enel ha perso oggi fino al 4%, con gli investitori preoccupati dalla mancanza di esperienza di Cattaneo nel settore delle rinnovabili. Il nuovo Ad è chiamato a gestire un ammontare di debiti che nel 2022 era pari a circa 60 miliardi di euro.

In realtà c'era anche un altro ostacolo alla nomina di Donnarumma. 

In una nota redatta dal giurista ed ex-ministro della Pubblica Amministrazione Sabino Cassese, vista da Reuters, si afferma che la nomina di Donnarumma avrebbe rischiato di infrangere la legge che vieta di assumere incarichi in aziende che operano in settori da chi in precedenza ha avuto un ruolo come loro regolatore.

Contattato da Reuters in merito alla nota, Cassese non ha voluto dire perché l'avesse scritta o su richiesta di chi, per "questioni di riservatezza".

Il comitato nomine di Enel era pronto a esaminare l'affermazione di Cassese secondo cui Donnarumma non era idoneo a passare dalla rete elettrica all'utility, hanno detto a Reuters persone a conoscenza della questione.

In quanto proprietaria della rete di trasmissione dell'energia elettrica, Terna fornisce un servizio pubblico sulla base di linee guida stabilite dal Ministero delle Imprese e dall'autorità per l'energia. Pertanto esercita "un potere di autorità o di negoziato nei confronti di Enel", si legge nella nota.

Politici di spicco della coalizione di governo hanno detto che la questione ha rappresentato un grosso ostacolo per Donnarumma, insieme alle pressioni del leader della Lega Matteo Salvini, forte sostenitore di Cattaneo.

Davide Tabarelli, responsabile del think tank Nomisma Energia, ha detto che l'appoggio di Salvini è stato fondamentale per Cattaneo, mentre il nuovo presidente dell'Enel Paolo Scaroni, un veterano delle aziende pubbliche, deve la sua nomina a Berlusconi.

"La tensione tra politica e mercato è tornata in Italia durante queste nomine", ha detto Tabarelli.

COLPO D'AVVERTIMENTO

All'inizio della settimana, il capogruppo della Lega alla Camera Riccardo Molinari ha protestato per la "bizzarria" con cui la Meloni e il suo partito Fratelli d'Italia sembravano intenzionati a decidere tutte le nomine nelle aziende di Stato.

L'osservazione è stata vista come un avvertimento alla presidente del Consiglio, per renderla conscia che un tentativo di scavalcare Lega e Forza Italia avrebbe potuto minare la stabilità del governo e la permanenza al potere di Meloni. 

"Meloni ha capito che non può dominare totalmente, soprattutto ora che le cose all'interno del blocco di destra potrebbero cambiare a seconda di ciò che accade in Forza Italia", ha detto Eugenio Pizzimenti, professore di politica all'Università di Pisa.

Silvio Berlusconi è ricoverato al San Raffaele a causa di un'infezione polmonare e di una leucemia. Malgrado le condizioni di salute dell'ex-premier stiano migliorando, sono già partite speculazioni sulla fedeltà dei parlamentari azzurri nei confronti dell'esecutivo nel caso dovesse venire meno la sua guida.

Concessioni su Enel a parte, Meloni ha mantenuto il controllo delle altre nomine più importanti.

La conferma di Claudio Descalzi per un inedito quarto mandato alla guida di Eni non è mai stata in discussione, e Meloni è riuscita a portare a casa anche quella di Matteo Del Fante alla guida delle Poste malgrado i dubbi della Lega, secondo le fonti.

La premier ha anche superato le resistenze del ministro della Difesa Guido Crosetto - cofondatore del suo stesso partito - nel nominare il fisico Roberto Cingolani a capo di Leonardo.

Crosetto voleva Lorenzo Mariani, capo dell'unità italiana del produttore di missili Mbda, ma Cingolani, che è stato ministro della transizione ecologica nel precedente governo di Mario Draghi, ha costruito un rapporto con Meloni dopo aver accettato di rimanere come consigliere per la politica energetica.

"Meloni si sentiva in debito con Cingolani", dice una delle fonti.

(Tradotto da Luca Fratangelo, editing Stefano Bernabei)