MILANO (MF-DJ)--«Il 2020 è stato importante per noi. Pur operando nel segmento dell'accessorio di lusso, che ha perso circa il 30% a livello globale, abbiamo registrato un +16% di fatturato, passato a 6,8 milioni dai 5,8 del 2019: questo grazie alla capacità di adattarci in modo dinamico a una crisi che ha colpito in particolare il lusso, dopo turismo e ristorazione». Sono numeri importanti quelli illustrati a MFF da Massimo Gismondi, ceo di Gismondi 1754, storica azienda genovese di alta gioielleria sbarcata a dicembre 2019 sul mercato Aim.Numeri che spiegano come una strategia d'impresa chiara possa portare anche le small cap a trasformare la crisi in un'opportunità di sviluppo.

D: Da impresa familiare alla Borsa: perché il salto?

R: Ho ereditato un'azienda con sette generazioni di storia: volevo portare Gismondi 1754 a una ribalta internazionale e per farlo servivano risorse finanziarie importanti che consentissero di acquisire talenti, ossia manager qualificati. Avevo due strade da percorrere: appoggiarmi a un fondo d'investimento o approdare al mercato azionario. Ho scelto la seconda, perché volevo poter gestire in autonomia l'azienda, seguendo i programmi di crescita che mi ero fissato.

D: Che cosa vi ha portato?

R: La quotazione ci ha permesso di recuperare dal mercato 5 milioni di euro, con il 38% di flottante piazzato, con i quali abbiamo investito in primis sul recruiting di manager di alto profilo. Poi, come detto, abbiamo spinto anche su prodotto e distribuzione. Eravamo già attivi sul mercato americano prima della quotazione, ma abbiamo voluto intensificare la nostra presenza attraverso department store come Neiman Marcus e una distribuzione più capillare. L'investimento in prodotto ci ha permesso di aprire il mercato del Medio oriente, ora in forte espansione: nel primo anno, il 2020, ha portato circa 700mila euro di fatturato ed è stato il primo in termini di wholesale. Abbiamo firmato accordi di distribuzione in Qatar, Bahrein, Emirati Arabi, confermando uno sviluppo importante, pur avendo avuto grandi limitazioni nel movimento. E abbiamo aperto la distribuzione in Russia.

D: È il frutto di un modo moderno di fare impresa.

R: Il contatto umano è molto importante, ma si può fare business anche senza. Lo scorso anno non ci siamo fermati, anzi abbiamo incrementato la produzione e durante il lockdown la parte di design, di sviluppo strategico, di concept è stata attiva in remote working. Volevamo essere pronti a ripartire non appena il mercato si fosse riaperto, e così è stato: nel secondo semestre abbiamo fatto circa il 65% del fatturato dell'intero anno, mentre a marzo e ad aprile abbiamo registrato vendite importanti, a cinque zeri, grazie a una strategia di follow up dei clienti privati attraverso la rete digitale.

D: Puntando anche sul taylor made?

R: Abbiamo le collezioni con le quali raccontiamo Gismondi 1754, ma il tailor made è il nostro punto forte perché nessun brand lo fornisce a livello globale. Nel 2020 ha inciso per oltre il 50% sul fatturato. Ed è alla portata di tutti: se una cliente vuole apportare delle modifiche a un pezzo della collezione, in un mese sviluppiamo un nuovo concept su misura.

D: Come è partito il 2021?

R: Nel primo trimestre abbiamo avuto numeri in crescita rispetto allo stesso periodo del 2020. Abbiamo siglato accordi per lo sviluppo del marchio sul mercato africano, in Ghana e Costa d'Avorio, e assunto una persona che si occuperà di sviluppare il mercato europeo.

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1508:54 apr 2021

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April 15, 2021 02:56 ET (06:56 GMT)