NEUCHÂTEL (awp/ats) - Ulteriori segnali di rallentamento del rincaro sul fronte aziendale: in marzo i prezzi alla produzione e all'importazione sono scesi (su base annua) del 2,1%, mettendo a segno il decimo arretramento mensile consecutivo. Rispetto a febbraio si registra per contro un +0,1%, emerge dai dati diffusi stamani dall'Ufficio federale di statistica (UST).

Nel dettaglio, per quanto riguarda il dato sui soli prezzi alla produzione - che mostra l'evoluzione dei prodotti indigeni - si è assistito rispettivamente a una progressione mensile dello 0,1% e a un decremento annuo dello 0,5%. Nel confronto con febbraio sono diventati più cari soprattutto i prodotti petroliferi

Il secondo sottoindice, quello dei prezzi all'importazione, presenta un'evoluzione più marcata: un aumento mensile dello 0,1% e una flessione annua del 5,4%. Si è fra l'altro dovuto pagare di più - nel paragone mensile - per prodotti petroliferi, abbigliamento e metalli; prezzi in flessione sono stati osservati invece per il petrolio greggio, il gas naturale e i preparati farmaceutici.

L'indice dei prezzi alla produzione e all'importazione è un indicatore congiunturale che riflette l'andamento dell'offerta e della domanda sui mercati dei beni, spiegava tempo fa l'UST. Il dato è considerato un parametro importante per capire lo sviluppo dei prezzi al consumo (cioè l'inflazione), poiché i costi di produzione sono normalmente trasferiti sui prodotti finali. Tuttavia mostra oscillazioni significativamente più marcate ed è molto più volatile a causa della forte dipendenza dalle materie prime.

Come si ricorderà in Svizzera l'inflazione si è attestata in marzo all'1,0%, ai minimi dal settembre 2021, proseguendo un calo che dura da alcuni mesi. Nei prossimi mesi è attesa però un'inversione di tendenza: le principali autorità, i maggiori istituti e le più grandi banche elvetiche (Segreteria di Stato dell'economia, Ocse, KOF, Economiesuisse, UBS, Fondo monetario internazionale, ecc.) prevedono infatti che nel 2024 la progressione dei prezzi si attesterà a valori compresi fra l'1,4% e il 2,2%; per quanto riguarda il 2025 le prime stime si muovono in una fascia fra lo 0,9% e l'1,4%.