ROMA (MF-DJ)--"Attenzione. Se si porta Draghi come candidato allo scrutinio segreto, lo si elegge, anche perché esporlo a una bocciatura dell'Aula significherebbe perderlo sia per il Colle che per il governo.

E l'Italia una cosa non se la può permettere: rimettere Mario Draghi in panchina".

Lo ha detto alla Stampa il leader di Italia viva, Matteo Renzi, aggiungendo che "noi possiamo schierare Draghi come centravanti a Palazzo Chigi o portiere al Quirinale, ma l'unica cosa sicura è che non possiamo perderlo".

La quotazione di Draghi, ha proseguito, "non mi pare né in discesa, né in salita. Draghi è Draghi, punto. Metà degli italiani sogna di vederlo per sette anni al Colle. Metà degli italiani spera di non perderlo a Palazzo Chigi. La quasi totalità riconosce che la sua presenza in politica è un valore aggiunto per le istituzioni".

Draghi "ha chiarito di essere a disposizione per qualsiasi ruolo il Parlamento gli chieda di esercitare e quella sua frase sul "nonno a servizio delle istituzioni" è stata oggetto di polemiche ma è in realtà una generosa disponibilità".

Sulla posizione di Silvio Berlusconi "mi dispiace che anche stavolta abbia scelto di non dialogare (anche) con me sulla vicenda Quirinale. La caccia al singolo parlamentare è stata ridicola e indegna di una storia di oggettivo rilievo quale quella del Cavaliere". Berlusconi non lo ha sondato "no, ma glielo avrei detto in faccia, senza riguardo per gli yesman che hanno esposto il Cavaliere a questa triste sceneggiata -ha precisato Renzi- Ho condannato la caccia al responsabile quando un anno fa la faceva Conte con l'aiuto della sinistra, la condanno oggi se la fa Berlusconi con l'aiuto di Sgarbi. Detto questo, non so che cosa abbia in testa. Spero che pensi alle istituzioni, non alle sue vendette. Ma in ogni caso servono 505 voti: decide il Parlamento in seduta comune, non Silvio Berlusconi".

Quanto alle ipotesi di Marcello Pera e Pierferdinando Casini, avrebbero entrambi le caratteristiche giuste, "quasi tutti gli ex presidenti di assemblea sono da sempre quirinabili, specie se hanno svolto il compito con rigore istituzionale e con apprezzamento complessivo. Napolitano, Scalfaro, Cossiga, Pertini e molti altri erano stati alla guida di Camera o Senato".

Il boccino adesso lo ha in mano Matteo Salvini, "mi auguro che lo giochi bene. E me lo auguro per il Paese, prima che per lui. Se replica la frittata di Bersani si fa male lui, si fa male il centrodestra. E fin qui potremmo resistere. Ma soprattutto si fa male il Paese. Che la saggezza lo assista".

Mancano tre giorni alla prima chiama ed è "tutto fermo, quasi immobile. Tutti parlano con tutti, ma gli incontri veri sono quelli che non vengono raccontati alle agenzie, ovviamente: quelli che fanno sapere la propria agenda sono quelli che alla stretta finale non contano e i candidati stanno giustamente nell'ombra, al riparo da visibilità eccessive. Finché il Presidente della Repubblica è eletto da mille delegati sarà sempre così: le campagne elettorali all'americana servono quando c'è l'elezione diretta, non per i grandi elettori".

Sulle sue posizioni, "io sono orgoglioso dell'operazione Mattarella di sette anni fa e sono orgoglioso dell'operazione Draghi di un anno fa. Ma qui la partita è in mano al centrodestra: hanno un nome che può unire anche il centrosinistra o parte di esso? Ma capisco Salvini e Meloni: è una partita difficile: se sbagliano rischiano la "sindrome Bersani" del 2013. Lui perse le elezioni ma la sua carriera politica non finì con quella sconfitta o come la chiama lui "non vittoria". Lui si bruciò il futuro, gestendo come un dilettante la partita del Quirinale. Penso che i leader della destra -ha concluso- sappiano che si giocano molto in caso di non elezione: sono un loro avversario ma riconosco loro buona fede e intelligenza. Pertanto credo che entro il weekend dovranno decidere che partita giocare".

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January 21, 2022 02:51 ET (07:51 GMT)