ROMA (MF-DJ)--Si mantiene alta la sensibilità degli investitori istituzionali italiani nei confronti della sostenibilità ambientale e sociale: più della metà (il 56%) dei rispondenti già adotta politiche d'investimento sostenibile, il 97% di quanti ancora non lo fanno intende includere o incrementare in futuro strategie Esg. E' quanto emerge dal quaderno di approfondimento "Esg e Sri, le politiche di investimento sostenibile degli investitori istituzionali italiani" curato dal centro studi e ricerche Itinerari Previdenziali.

Sono 79 gli enti indagati nel 2021, per un totale patrimoniale, al netto delle compagnie di assicurazione, di oltre 182 milioni di euro, pari a circa il 75% dei patrimoni finanziari totali degli investitori previdenziali e fondazionali del Paese: nel dettaglio, si tratta di 19 fondi pensione negoziali, 16 fondi pensione preesistenti, 14 casse di previdenza, 16 Fondazioni di origine bancaria e 14 Compagnie.

Malgrado rispetto all'indagine 2020 diminuisca la percentuale di enti che applicano i criteri Esg a oltre il 75% del patrimonio (il 37%), dal questionario emerge una crescente e generalizzata attenzione nei confronti della ricerca di rendimenti e una miglior gestione dei rischi anche attraverso l'adozione di politiche socialmente responsabili. Stabili, infatti, dopo 3 edizioni della ricerca, gli obiettivi prefissati: gli istituzionali italiani vogliono soprattutto contribuire allo sviluppo sostenibile (92%), ma è diffusa anche la volontà di affrontare in modo più efficace i rischi finanziari (77%) e migliorare la propria reputazione (38%).

Per quanto riguarda le modalità con cui le politiche d'investimento sostenibile vengono implementate, l'indagine offre un dettaglio sia delle strategie utilizzate sia delle asset class a cui i criteri ESG vengono applicati maggiormente. "La strategia più adottata è quella delle esclusioni (67%), di poco superiore al 2020 e decisamente cresciuta rispetto al 2019 - spiega Giovanni Gazzoli, che ha seguito l'indagine per il centro studi e ricerche Itinerari Previdenziali - ma la più grande novità è rappresentata dall'impact investing, scelto dal 48% degli enti a fronte del 31% del 2020 e del 23% del 2019. Investimenti tematici e best in class seguono con il 44%. Le strategie in calo, invece, sono le convezioni internazionali, scese dal 54% al 37%, e l'engagement, adottate dal 33%, ossia meno sia del 2020 che del 2019".

In chiave futura, l'indagine offre poi qualche spunto per prevedere la traiettoria degli anni a venire. «Traiettoria - spiega Gazzoli - che dovrebbe tendere verso l'alto: infatti, il 90% dei rispondenti pensa che Covid-19 abbia accelerato investimenti sostenibili e socialmente responsabili, anche perché secondo il 51% dei soggetti intervistati la componente Esg ha mitigato il rischio in questo periodo pandemico. Si spiega allora 'facilmente' perché il 77% degli investitori incrementerà l'esposizione verso gli investimenti sostenibili, soprattutto mediante investimenti tematici (57%), impact investing (47%) ed esclusioni (47%). E a giovarne dovrebbero essere soprattutto il settore delle energie rinnovabili e, a sorpresa (ma non per tutti), la Silver Economy che, se associata a Rsa e healthcare, fa intuire come la pandemia abbia risvegliato l'attenzione sulle grandi carenze sul tema assistenza sanitaria e, in particolare, sull'assistenza alla popolazione over 65".

I margini di crescita e implementazione sono quindi ancora ampi ma, nel complesso, il bilancio può già dirsi positivo. «Del resto è evidente - ha commentato Alberto Brambilla, presidente del centro studi e ricerche Itinerari Previdenziali - come la sostenibilità sia ormai una componente essenziale di tutte le attività umane, nonché l'obiettivo che, ancor di più alla luce dell'esperienza pandemica, deve orientare lo sviluppo futuro del Paese e del mondo intero, nel pieno rispetto dei diritti ambientali, sociali e di governance".

rov

(END) Dow Jones Newswires

June 08, 2021 05:40 ET (09:40 GMT)