MIMLANO (MF-DJ)--Lamberto Dini, ex presidente del Consiglio, ministro degli Esteri dal 1996 al 2001 nei governi Prodi, D'Alema I e II, e Amato II, è un lucido osservatore di quello che sta accadendo tra Mosca e Kiev. «La richiesta della Russia di mantenere neutrale l'Ucraina è stata considerata irricevibile dagli Stati Uniti, dando il via a questa immane, immensa tragedia», riassume parlando con MF-Milano Finanza: «Il Cremlino in 30 anni su questo punto non ha mai cambiato posizione».

Domanda. Presidente Dini, si aspettava che si arrivasse alla guerra?

Risposta. Avevo sperato che la Russia si sarebbe astenuta dal lanciare l'invasione. È evidente che Putin ha fatto il passo più lungo della gamba, con gravi conseguenze per tutti. Ha sottovalutato la resistenza dell'Ucraina, contava anche su una divisione tra Paesi europei che invece non c'è stata. Anzi, l'Unione europea si è semmai cementata con l'applicazione di severissime sanzioni, che mineranno le attività economiche russe. Aspettiamoci però gravi conseguenze per l'Europa e per l'Italia.

D. Le sanzioni possono diventare un boomerang?

R. Le sanzioni hanno l'effetto di isolare finanziariamente la Russia, spingendola verso la Cina e un sistema di pagamenti alternativo allo Swift. Ma conseguenze gravi ci saranno anche per l'Italia. Ovviamente il presidente del Consiglio Draghi non ha scelta, se non rispettare i patti atlantici. Ma la prima domanda è: come ci regoleremo col gas russo? Non possiamo davvero pensare di farne a meno, riaprendo le miniere di carbone, non scherziamo. La stessa Russia ha bisogno di quelle entrate, ma possiamo contare sul fatto che non ci chiuda i rubinetti se, bloccando Swift, non rispettiamo i pagamenti? Ogni considerazione politica e morale cozza con i fabbisogni energetici dell'Italia, che continua ad alimentarsi per oltre il 40% col gas russo. Aspettiamoci ripercussioni pesanti sui prezzi dell'energia, e quindi sull'inflazione. Di conseguenza potrebbe essere necessario anche rivedere il Pnrr.

D. Che evoluzione potrà avere il conflitto?

R. Non possiamo prevedere l'esito di questo conflitto insensato, e a quali condizioni Putin si fermerà. Già negli anni Novanta la Russia si era dichiarata fortemente contraria alla politica degli Stati Uniti di portare nella Nato anche l'Ucraina e la Georgia, ci vedeva la manifesta intenzione di circondarla, dal Baltico al Caucaso. Pensiamo proprio al conflitto del 2008 in Georgia, aperto dal presidente Saakashvili contro le spinte separatiste filo-russe di Abcasia e Ossezia. Il presidente georgiano aveva erroneamente pensato che gli Usa sarebbero intervenuti in sua difesa, ma così non è avvenuto, ed è stata la Russia a vincere quella guerra. Come ministro degli Esteri ho partecipato a numerosi incontri con i ministri Primakov e Ivanov, e il sottosegretario di Stato americano, Madeleine Albright, e posso affermare che il pensiero dei russi non è mai cambiato. Avere delle basi Nato lungo i 1.500 km del confine ucraino, per la Russia è sempre stato inaccettabile. Da qui nascono le richieste di Putin, che invece sono state ritenute irricevibili dagli Usa. Gli Stati Uniti non hanno mai dato spiegazioni sul perché considerassero inaccettabile un'Ucraina neutrale. Si sono limitati a dire che la questione non era all'ordine del giorno, ma per anni hanno continuato ad armare l'Ucraina. Ora si è scatenato un conflitto assurdo, ma mi domando se Stati Uniti ed Europa non se siano collettivamente responsabili insieme alla Russia.

D. L'Ue però sembra uscirne rafforzata, è riuscita a esprimere una linea comune. Potrebbe essere l'inizio di una vera Federazione degli Stati europei?

R. Questo è stato un test importante. Bisogna procedere con l'integrazione europea e crescere nella politica estera ed energetica comune.

D. La possibilità che l'Ue apra le porte all'Ucraina, come auspicato da Urusula von der Leyen, peggiora le cose con Putin?

R. Non si può pensare di far entrare l'Ucraina nell'Unione europea, senza che ci siano i presupposti validi per tutti gli altri Paesi. Kiev, per esempio, dovrebbe impegnarsi a rispettare i diritti umani, compresi quelli delle minoranze, considerato che in Ucraina c'è una forte presenza russa. Si tratta poi di un Paese che non ha il completo controllo del suo territorio, non ce l'aveva nemmeno prima del conflitto, come insegna il caso del Donbass. Ma se l'Ucraina rimanesse neutrale, non credo che la Russia si opporrebbe a un suo ingresso nell'Ue. Non l'ha fatto per la Finlandia, potrebbe accettarlo anche in questo caso. Purché Kiev non entri nella Nato. Il punto è solo quello.

D. Perché l'adesione alla Nato delle Repubbliche baltiche non ha scatenato la stessa reazione da parte del Cremlino?

R. Nei confronti delle Repubbliche baltiche non c'è quello stesso senso di appartenenza che la Russia ha nei confronti dell'Ucraina, perché non hanno mai fatto veramente parte della grande Russia. Sono state invase, e una volta tornate indipendenti hanno manifestato questa ritrovata libertà con l'adesione alla Nato, che infatti è stata tollerata da Mosca.

D. Pesa l'assenza di Angela Merkel?

R. Si fa sentire molto. L'attuale cancelliere Scholz è a capo di un governo di coalizione, e non riesce a esprimere continuità con quella che è stata la politica della Merkel verso la Russia, ma si è appiattito sulle posizioni Usa. Merkel aveva difeso il gasdotto Nord Stream 2, che invece ora è stato bloccato da Scholz. Non mi sorprende che Matteo Renzi abbia suggerito di proporre la Merkel nel ruolo di mediatrice in questo conflitto, che ricordiamolo, lascerà ferite e danni per tutti.

D. I primi negoziati porteranno a qualcosa?

R. Vedo molto difficile un obiettivo condiviso, che vada oltre una tregua, un cessate il fuoco generale (al momento Putin si è detto disponibile a sospendere gli attacchi contro la popolazione civile, ndr). Si vede solo un inasprimento delle posizioni di Putin, che ha messo in allarme addirittura il sistema di difesa nucleare.

D. E' realistica una minaccia nucleare?

R. Putin è un autocrate, ma spero che non abbia perso la testa fino a quel punto. Ci sono segnali di una certa insofferenza da parte dell'establishment russo. Putin non è riuscito nella guerra lampo che sperava, in questa sua azione gravissima e spericolata. E ora anche nella sua cerchia più stretta, qualcuno comincia a prendere un po' le distanze dal suo operato.

fch


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March 01, 2022 02:18 ET (07:18 GMT)