MILANO (MF-DJ)--Il leader della minoranza al Senato statunitense, Mitch McConnell, di fronte alla prospettiva di campagne elettorali di membri dell'ala pro-Trump del partito repubblicano, ha segnalato la sua volontà di avere un ruolo nelle elezioni primarie per migliorare le possibilità del partito di riprendere il controllo dell'aula nelle elezioni di metà mandato del 2022.

La chiave per le possibilità del partito repubblicano di riconquistare il Senato è "avere candidati che possono effettivamente vincere a novembre", ha detto McConnell in un'intervista al Wall Street Journal, spiegando che "ciò può comportare o meno il tentativo di influenzare l'esito delle primarie".

Le frasi scelte con cura riflettono il difficile atto di bilanciamento di McConnell come leader de facto del partito dopo che l'ex portabandiera dei repubblicani, l'ex presidente Donald Trump, ha perso la Casa Bianca alle elezioni di novembre e ha turbato il mondo politico con affermazioni infondate sul fatto che le elezioni fossero state rubate. Inoltre, alcuni sostenitori estremisti di Trump hanno preso d'assalto il Campidoglio il 6 gennaio, portando al secondo processo di impeachment contro l'ex presidente.

Trump, che è stato assolto, è ancora enormemente popolare tra molti elettori repubblicani. Per riconquistare il potere, McConnell deve attingere alla considerevole energia che il movimento pro-Trump porta al partito eliminando però tutti i candidati estremisti che, secondo lui, avrebbero poche possibilità di vincere in un'elezione generale, nonostante il sostegno dell'ex presidente.

Alcuni repubblicani che fanno parte dell'ala pro-Trump del partito potrebbero facilmente vincere anche in un'elezione generale in aree profondamente conservatrici ma tali candidati rischiano di complicare gli sforzi del partito altrove, nelle aree più moderate del Paese. Se McConnell si muoverà in modo troppo aggressivo contro un candidato pro-Trump che ritiene troppo vicino ai margini del partito, potrebbe scatenare una reazione da parte della base.

McConnell però ha detto che il suo partito ha sofferto in passato a causa di candidati che hanno vinto le primarie repubblicane ma hanno fallito alle elezioni generali. "Personalmente non mi interessa che tipo di repubblicani siano, in che tipo di corsia si considerino. Quello che mi interessa è l'eleggibilità", ha spiegato.

McConnell, nonostante abbia votato per l'assoluzione di Trump durante il processo di impeachment al Senato, ha anche pronunciato un discorso in aula condannando l'ex presidente per il suo ruolo nell'incoraggiare i rivoltosi ad attaccare il Campidoglio Nell'intervista McConnell è però stato attento a non dire che nessun candidato con il sostegno di Trump sarebbe stato in qualche modo squalificato.

McConnell ha rifiutato di commentare i singoli candidati ma alla domanda su quale ruolo vede per Trump nel partito, se del caso, si è fermato prima di rispondere. "Non escludo il fatto che possa sostenere buoni candidati. Non presumo che, nella misura in cui l'ex presidente vuole continuare a essere coinvolto, non sarà una parte costruttiva del processo", ha affermato.

Il leader della minoranza al Senato, che è associato a un super Pac che raccoglie e spende fondi per conto dei candidati al Senato del partito in tutto il Paese, ha chiarito che considera la strada per riconquistare il potere relativamente breve. Le turbolenze degli ultimi mesi in carica di Trump e la conseguente perdita della Casa Bianca e del Senato, insieme al fallimento nel riconquistare la Camera dei Rappresentanti, oscurano una presenza relativamente forte tra a livello locale, ha detto.

"Ero qui nel 2009, eravamo scesi a 40 senatori. Ci sono voluti sei anni per uscire fuori da quella situazione", ha detto McConnell, sottolineando che oggi - con il partito che detiene 50 seggi - la distanza dal potere è molto più breve. "Non partiamo da una brutta posizione", ha detto.

McConnell spera in un aiuto da parte di un'amministrazione Biden che molti membri del partito repubblicano vedono spingersi sempre più a sinistra, a partire dal progetto di legge sul Covid-19 da 1.900 miliardi di dollari che il leader della minoranza considera molto più grande del necessario. "Ciò contribuirà a unificare il nostro partito. Non credo che molti repubblicani saranno a favore di molte delle cose che usciranno da questa amministrazione", ha detto.

L'azione di bilanciamento di McConnell non sarà facile. Noto per le sue capacità tattiche, ha scommesso per anni di poter sfruttare l'influenza e l'energia di Trump per promuovere cause come tagli fiscali e nominare giudici alla Corte Suprema, anche se le buffonate e le posizioni estreme dell'ex presidente hanno alienato molti elettori moderati.

"Questo è il dilemma in cui si trovano molti repubblicani. Il trumpismo non è il futuro del partito", ha detto l'ex senatore repubblicano, Jeff Flake dell'Arizona, spiegando che, però, l'ex presidente "ha ancora una forte presa sulla base del partito".

McConnell potrebbe essere costretto a tracciare linee in modi che esacerbano le tensioni nel partito, dato che alcuni dei potenziali candidati non hanno preso le distanze dai disordini del Campidoglio.

La nuora dell'ex presidente, Lara Trump, che è apparsa sul palco del raduno del 6 gennaio che ha preceduto la rivolta del Campidoglio, vuole candidarsi per un seggio aperto al Senato nella Carolina del Nord. In Alabama, il deputati Mo Brooks, che si è unito a Trump alla manifestazione ed è stato fondamentale nello sforzo per fermare la certificazione della vittoria di Biden, vuole candidarsi per il seggio che è stato lasciato vacante dal senatore Richard Shelby. Anche se l'Alabama è considerato un seggio repubblicano sicuro, altri repubblicani temono che la candidatura di Brooks potrebbe allontanare i repubblicani altrove.

"Sarà difficile per i repubblicani non vincere in Stati come l'Alabama ma avere un Mo Brooks o qualcuno che sia pienamente impegnato nel trumpismo, tra un paio d'anni renderà più difficile per i senatori vincere in Stati come il Colorado, l'Arizona o la Georgia", ha spiegato Flake.

Il senatore Lindsey Graham ha dichiarato domenica a Fox News che Trump era "pronto ad andare avanti e ricostruire il partito repubblicano", aggiungendo che la filippica di McConnell contro Trump ha "messo a dura prova i repubblicani" e che nel 2022, "se sei un repubblicano in carica, ti chiederanno se sosterrai il senatore McConnell in futuro".

I repubblicani moderati temono che il partito subirà danni permanenti se non riuscirà a rompere nettamente con l'ala pro-Trump. Sette repubblicani si sono uniti ai 50 senatori democratici votando per la condanna di Trump, considerato colpevole di aver incitato l'attacco del 6 gennaio al Campidoglio, durante il processo di impeachment ma questo non è bastato a raggiungere i 67 voti necessari per la condanna.

"Penso che il partito abbia davvero bisogno di ripulirsi dalla macchia di Trump", ha detto Geoffrey Kabaservice, direttore degli studi politici al Niskanen Center, un think tank di centro-destra a Washington. "Ma nessuno ha vinto scommettendo contro Mitch McConnell", ha aggiunto.

"Quando McConnell ritiene che sia la cosa migliore da fare per mantenere questa posizione e non lasciare che il partito repubblicano passi attraverso una sorta di purga, un'agonia di auto-rivalutazione, probabilmente ha ragione", ha detto Kabaservice.

cos

(END) Dow Jones Newswires

February 16, 2021 04:01 ET (09:01 GMT)