ROMA (MF-DJ)--Il doppio binario dell'ex Ilva: mentre sul lato finanziario parte la nuova tranche della cartolarizzazione da 1,5 miliardi di euro, su quello industriale e sindacale la tensione è sempre più alta.

Ieri, scrive Milano Finanza, quasi tutti gli stabilimenti del gruppo Acciaierie d'Italia si sono fermati per lo sciopero dei metalmeccanici, mentre a Taranto e Genova si sono svolte manifestazioni che, secondo i sindacati, «segnano l'avvio di una fase di mobilitazione che dovrà conseguire concreti e significativi risultati». Il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci, da tempo in prima linea, ha ricevuto i rappresentanti delle sigle Fim, Fiom, Uilm, Usb e Ugl, e i segretari confederali di Cgil, Cisl e Uil. La richiesta è unanime: lo Stato acquisisca il controllo della società e la gestione degli impianti, rinegoziando l'accordo che prevede la transizione dei nuovi assetti societari al 2024, anticipandola ad ora.

Acciaierie d'Italia (già ArcelorMittal Italia), guidata dall'ad Lucia Morselli, è detenuta al 100% da Acciaierie d'Italia Holding, costituita ormai sei anni e mezzo fa per partecipare alla procedura di acquisto di complessi aziendali dell'Ilva e partecipata da ArcelorMittal Italy Holding per il 62% e da Invitalia per il restante 38% (dal 14 aprile 2021). «Occorre una svolta in tempi rapidissimi. Non è pensabile arrivare al 2024 in queste condizioni, si deve sciogliere adesso il nodo dei rapporti con Arcelor Mittal: lo Stato acquisisca il controllo e la gestione degli impianti, nazionalizzando o comunque diventando maggioranza da subito nel consiglio di amministrazione», sintetizza Gianni Venturi, responsabile nazionale siderurgia per la Fiom-Cgil. Le altre richieste riguardano un vincolo all'utilizzo dei soldi pubblici e la loro destinazione, e garanzie sulla tutela occupazionale. Direttamente ad Acciaierie d'Italia, invece, si chiede di ritirare la decisione di taglio di ordini e commesse alle circa 150 imprese dell'indotto. Su quest' ultima vicenda era intervenuto duramente anche il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, chiedendo un passo indietro ad Acciaierie d'Italia. Anche Federacciai è parte attiva della mobilitazione pro-Stato. Secondo il presidente, Antonio Gozzi, quello che l'azionista pubblico potrebbe fare è, «in fase transitoria, decidere di intervenire seriamente e costruire un'ipotesi di privatizzazione a termine». «I Riva investivano a Taranto e negli altri impianti 350-400 milioni di euro l'anno», ricorda Gozzi, «perché la siderurgia ha bisogno di investimenti continui per mantenere il livello di qualità dei prodotti e di sicurezza delle produzioni. Purtroppo in questi 10 anni investimenti sugli impianti non ci sono stati, ma dal punto di vista degli investimenti ambientali fatti, quello di Taranto è uno dei primi impianti del mondo. Oggi esistono le condizioni per un piano industriale di rilancio, ma bisogna decidere chi lo fa».

Ma intanto l'ordinaria attività finanziaria non si ferma. Acciaierie d'Italia sta portando avanti la maxi-cartolarizzazione da spalmare in un arco temporale tra i 12 e i 18 mesi, avviata a seguito dell'accordo del 24 febbraio scorso con Spv Project 2104. L'accordo prevede un contratto di cessione di crediti pecuniari derivanti da contratti di fornitura. Ebbene, il 15 novembre Spv Project 2104 ha acquistato un ulteriore portafoglio di crediti, che insieme a quelli già acquistati costituiranno un unico patrimonio separato e, intanto,ha conferito a Zenith Service l'incarico di soggetto incaricato della riscossione dei crediti ceduti.

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2209:50 nov 2022


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November 22, 2022 03:51 ET (08:51 GMT)