ROMA (Reuters) - Il quarto scrutinio per l'elezione del presidente della Repubblica si avvia verso un nuovo nulla di fatto, con i principali schieramenti politici che hanno deciso di non presentare candidati mentre tentano di trovare un nome che sia reciprocamente accettabile.

Entrambi i fronti hanno tuttavia detto di voler accelerare le consultazioni e l'ex premier e leader di Italia Viva Matteo Renzi ritiene che i partiti troveranno un accordo sul nome domani.

"Credo che non si chiuderà oggi, credo si chiuderà domani", ha detto stamattina Renzi a Radio Leopolda.

La corsa per il Quirinale è dunque ancora aperta e né il centrodestra né il centrosinistra hanno i voti necessari per imporre un proprio candidato, rendendo inevitabile un qualche tipo di compromesso.

Il presidente del Consiglio Mario Draghi rimane tra i papabili, anche se le sue prospettive di salire al Colle questa settimana si sono indebolite, con molti parlamentari che appaiono riluttanti a sostenerlo, in parte per timore che un cambio di governo possa portare a elezioni anticipate.

Il Parlamento non è riuscito nelle prime tre votazioni a individuare un candidato che avesse il consenso necessario per succedere a Sergio Mattarella.

Il quarto round è iniziato stamattina alle 11,00, con un quorum richiesto che scende a 505 voti su 1.009 grandi elettori, rispetto alla maggioranza qualificata necessaria nelle prime tre votazioni.

Il centrodestra ha reso noto che oggi si asterrà e ha proposto di procedere domani con la doppia votazione.

L'astensione significa tecnicamente che i grandi elettori del centrodestra rispondendo alla chiama si avvicineranno alla presidenza e annunceranno ai segretari la propria astensione senza ritirare la scheda.

Questa scelta dovrebbe tutelare da eventuali sorprese, considerando che il quorum è più basso rispetto alle prime tre votazioni, dopo che ieri Guido Crosetto, tra i fondatori di Fratelli d'Italia, ha ottenuto oltre 100 voti mentre il resto della coalizione aveva annunciato scheda bianca.

RISULTATO DOMANI?

Il centrosinistra, ovvero Pd, M5S e Leu, ha detto che voterà scheda bianca oggi e ha chiesto che tutte le parti si incontrino per concordare un nome che possa rappresentare tutti gli italiani.

In una nota congiunta, il centrodestra si è detto disponibile "a votare un nome di alto valore istituzionale".

"Per consentire ai grandi elettori di tutti i gruppi di superare veti e contrapposizioni - e convergere per dare all'Italia un nuovo Presidente della Repubblica - la coalizione ha deciso di dichiarare il proprio voto di astensione nel voto odierno".

La soluzione più semplice sarebbe quella di un secondo mandato per Mattarella. Finora il presidente uscente ha escluso questa possibilità, ma è risultato il candidato più votato ieri con 125 preferenze, a suggerire come molti parlamentari sperino che possa cambiare idea.

Il segretario del Pd Enrico Letta ha avvertito il centrodestra di non cercare accordi segreti con i parlamentari del gruppo misto per tentare di forzare l'elezione di un proprio candidato. In un tweet ha avvistato che una mossa unilaterale su una decisione così importante "rappresenterebbe, in sintesi, il modo più diretto per far saltare tutto".

Oltre a Draghi, tra i nomi circolati sui media per il Quirinale ci sono quelli dell'ex presidente della Camera Pierferdinando Casini, dell'ex presidente del Consiglio Giuliano Amato e del presidente del Senato Elisabetta Casellati.

Figure istituzionali regolarmente citate sono poi quelle del ministro della Giustizia Marta Cartabia e di Elisabetta Belloni, diplomatica di carriera al momento a capo dei Servizi segreti.

(Tradotto da Luca Fratangelo in redazione a Danzica, in redazione Sabina Suzzi)