ROMA (MF-DJ)--La quasi totalità delle imprese manifatturiere lombarde presenti sui mercati esteri (95%) prediligono l'export rispetto ad altre forme di internazionalizzazione, come la scelta di avere sedi commerciali o produttive. Inoltre, il 45% del fatturato è realizzato all'estero ma nel 2020 il 55% delle imprese ha subito una diminuzione dei ricavi; la ricerca di controparti estere e incontri B2B sono i principali servizi richiesti; Usa, Russia e Germania sono i place to be per il prossimo triennio.

Questi i principali risultati emersi dall'Indagine internazionalizzazione 2021 "Gli effetti della pandemia negli scambi globali delle imprese lombarde" realizzata da Confindustria Lombardia, Assolombarda e Sace e con il coinvolgimento di tutte le Associazioni territoriali di Confindustria Lombardia.

L'Indagine, presentata quest'oggi presso la sede degli industriali lombardi a Milano con un evento organizzato in forma in presenza e online, è stata realizzata su un campione di oltre 1200 imprese lombarde associate.

"Nonostante l'eredità pesante della pandemia il sistema produttivo della nostra regione ha dimostrato e sta dimostrando una grande capacità di reazione - dichiara in una nota il presidente di Confindustria Lombardia, Marco Bonometti -. Le imprese lombarde hanno una straordinaria capacità di adattamento riuscendo ad attutire gli shock a cui sono state sottoposte e sostenendo, specialmente nei momenti di crisi, l'economia regionale e nazionale. Ad oggi, le imprese lombarde hanno già raggiunto quote di export pari al periodo pre-covid".

"Per tornare a eccellere nei nuovi scenari competitivi globali adesso però le imprese hanno bisogno di politiche di supporto modulate sulla base delle dimensioni e degli obiettivi - sottolinea -. La competitività rimane il fattore chiave per il successo dei nostri prodotti sui mercati esteri. La valorizzazione degli ecosistemi dell'innovazione e delle filiere attraverso incentivi e semplificazione, soprattutto se parte dall'Europa, può essere l'arma per attrarre investimenti produttivi capaci di generare un impatto positivo in termini di crescita, occupazione, innovazione e sostenibilità".

"Nonostante il covid abbia provocato uno stop al commercio estero, Milano respira ancora internazionale - ha dichiarato Veronica Squinzi, vicepresidente di Assolombarda con delega a Internazionalizzazione ed Europa -. Infatti, sebbene le imprese milanesi abbiano perso 5,7 mld di esportazioni nel 2020, la nostra città conferma la propria vocazione cosmopolita, accentrando il 35% delle esportazioni della Lombardia e il 9% di quelle italiane. Ora che la ripresa è in atto, è necessario puntare su digitalizzazione, sostenibilità e innovazione, i nuovi paradigmi che guideranno l'epoca post-Covid, con l'obiettivo di riuscire a intercettare le opportunità strategiche in tutti i settori del Made in Italy a livello internazionale. In questa direzione, il Pnrr è un'occasione unica per costruire le competenze trasversali orientate alla transizione digitale e alla transizione ecologica richieste sui mercati globali. Le riforme previste dal Pnrr dovranno essere anche la leva per migliorare i contenuti di innovazione e competitività dei nostri prodotti e sostenere una ripresa strutturata dei nostri percorsi di internazionalizzazione".

Il Covid-19 ha invitato a un potenziale ripensamento delle "supply chain" in futuro. Infatti, mentre il 67% delle imprese rispondenti ha mantenuto invariati composizione e numero dei propri fornitori nel 2020, ben il 25% delle imprese ha intenzione di modificarli nel prossimo anno; Tra le imprese che hanno cambiato fornitori esteri, principalmente l'attenzione è rivolta a Paesi Ue. I principali fattori critici per l'operatività all'estero durante la pandemia sono stati la mobilità internazionale, il calo degli ordinativi e i rincari dei prezzi delle materie prime.

gug

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July 21, 2021 07:36 ET (11:36 GMT)