Il fattore principale del boom del settore è la domanda di prodotti di fascia alta nel paese più popolato al mondo, che ha rappresentato un terzo delle vendite dei produttori europei di beni di lusso nel 2019 e il 28% nel 2020, secondo gli analisti di Ubs.

L'annuncio dei piani di "prosperità comune" del presidente cinese Xi Jinping ha "bruciato" circa 120 miliardi di dollari di capitalizzazione del settore in soli due giorni ad agosto, colpendo LVMH, Burberry e Kering.

Diversi analisti hanno preso spunto da questa flessione per consigliare agli investitori di scommettere che il movimento di ripartenza del settore del lusso dagli effetti del Covid-19, nella quale i produttori europei sono avanzati del 140% da marzo 2020 al picco del 12 agosto, sarebbe ripreso.

Tuttavia, i dati macroeconomici cinesi e i disagi della catena d'approvvigionamento, causati in parte dalle nuove epidemie di coronavirus, hanno interrotto il rimbalzo del settore dai minimi di agosto, innescando un secondo sell-off.

In un solo mese, secondo Ubs, il premio di valutazione del settore del lusso è crollato di 30 punti percentuali al 74% dai massimi di agosto, rispetto al più ampio indice MSCI Europe.

Alcuni analisti segnalano che l'interesse per aziende come Hermes, le cui borsette Birkin vantano un prezzo di listino da oltre 10.000 dollari e spesso hanno liste d'attesa, potrebbe subire un duro colpo se la Cina procederà con i piani di tassazione per i più ricchi e con l'implementazione di una campagna contro l'evasione fiscale.

Le vendite di alto profilo potrebbero essere minacciate "se le tasse più elevate saranno applicate su reddito, patrimonio, proprietà o consumi", ha detto Thomas Chauvet, head of equity research per il settore del lusso di Citi a Londra.

I consumatori cinesi sono diventati "riluttanti all'acquisto di beni di lusso, se sono preoccupati dall'arrivo dell'esattore fiscale", ha detto Jon Cox, head of European Consumer Equities di Kepler Cheuvreux. "Ciò probabilmente avrà un impatto negativo sulla performance di alcune di queste aziende", ha aggiunto.

Kepler ha stimato che tasse più alte per i ricchi potrebbero portare a una flessione tra il 10 e il 25% delle vendite in Cina, colpendo la domanda globale dei beni di lusso, senza che vi siano compensazioni in altre parti del mondo. Ciò potrebbe risultare in un stagnazione del settore per uno o due anni, secondo Kepler.

Altri sono cautamente ottimisti.

Aneta Wynimko, portfolio manager di Fidelity International, spiega che il suo fondo ha mantenuto la fiducia nel settore del lusso europeo, pur monitorando attentamente gli sviluppi in Cina, dato che "sono difficili da prevedere, come hanno dimostrato diversi eventi recenti".

"Siamo consapevoli di un possibile cambiamento nel sentiment dei consumatori nei confronti del segmento del lusso", ha detto, aggiungendo che Fidelity non è così preoccupata da un crollo del potere d'acquisto, dato che le misure annunciate sostengono la crescita della classe media.

Barclays ha alzato il rating del settore a 'overweight', citando la recente sottoperformance.

Ubs ha dichiarato che il taglio dei rating implica che l'incertezza a breve termine in Cina è stata incorporata nei prezzi. Nota quindi "buone opportunità d'acquisto per nomi d'alta qualità", citando Richemont, il cui titolo ha perso il 9% dai massimi di agosto.

Storicamente, in seguito a potenziali timori di un rallentamento dell'economia cinese, il rating del settore rispetto all'indice MSCI Europe è calato in media tra 15 e 30 punti percentuali, in linea con il recente repricing, in base ai calcoli degli analisti Ubs.

Ubs prevede che le riforme fiscali cinesi saranno "modeste e graduali", limitando un imminente impatto negativo sul settore.

(Tradotto a Danzica da Enrico Sciacovelli, in redazione a Milano Gianluca Semeraro, enrico.sciacovelli@thomsonreuters.com, +48587696613)