Il segmento del private equity - che rappresenta oltre i due terzi degli asset in gestione - mantiene un ritmo di raccolta soddisfacente, mentre il segmento del private debt è in ripresa nonostante la generale apprensione sui mercati del credito. Il segmento delle infrastrutture, pur essendo ancora marginale, si sta sviluppando a un ritmo molto buono.

Negli ultimi dodici mesi, Eurazeo ha raccolto 3,5 miliardi di euro in più di asset in gestione. Si tratta di una cifra inferiore a quella realizzata del nemico Tikehau, che ha raccolto 6,5 miliardi di euro e al momento ha 43 miliardi di euro di asset in gestione, ovvero 8 miliardi di euro in più rispetto alla società di Parc Monceau.

Le due società sono molto diverse, sia in termini di cultura aziendale che di strategia. Spesso descritta come "anti-Tikehau", Eurazeo investe maggiormente attraverso il proprio bilancio e si concentra sul private equity, ambito nel quale è stata a lungo un punto di riferimento.

Tikehau, invece, è più esposta alle attività di private debt; è anche nota per essere molto più aggressiva nelle sue strategie. Questo, va detto, non le ha impedito di fare recentemente un grande balzo in avanti presso i principali investitori istituzionali stranieri, un passo fondamentale che ha rappresentato una svolta nel suo sviluppo.

Eurazeo ha incassato 400 milioni di euro di commissioni di gestione nel corso dell'anno, realizzando un margine netto del 35%. L'azienda dichiara inoltre un valore patrimoniale netto di 110 euro per azione per il suo portafoglio di investimenti, oltre a un approccio di tipo "prudente" alla valutazione di quest'ultimo, approccio che rimane ovviamente opinabile.

Lo sconto significativo registrato per gran parte del 2023 si è in gran parte annullato, grazie anche a riacquisti di azioni opportunistici e straordinariamente ben sequenziati. Negli ultimi dodici mesi, Eurazeo ha riacquistato il 2,7% delle azioni in circolazione a un prezzo medio di 60 euro per azione.

Con il senno di poi, gli azionisti non possono che lodare l'abilità di questa operazione e sperare che lo sconto quasi strutturale sulle valutazioni dei gestori europei - in tutte classi di asset - rispetto ai loro omologhi americani possa un giorno svanire, almeno in parte.