ZURIGO (awp/ats) - Nessuna svolta decisiva per GAM, il gestore patrimoniale zurighese che fino a qualche tempo fa era presente anche sulla piazza di Lugano: l'acquisizione da parte del concorrente britannico Liontrust non è andata in porto e vista la difficile situazione la società deve trovare rapidamente un'altra soluzione.

È probabile che Liontrust la settimana prossima, alla scadenza dei termini, dichiari il fallimento dell'offerta lanciata sull'impresa, ha indicato oggi la stessa GAM. In base ai dati provvisori gli inglesi detengono infatti solo il 33,64% del capitale azionario emesso e dei diritti di voto: la richiesta maggioranza dei due terzi è ampiamente stata mancata.

I vertici di GAM, che si erano battuti per la vendita, ammettono il fiasco. "Il consiglio di amministrazione è consapevole del fatto che la maggioranza dei nostri azionisti non ha trovato convincente l'offerta di Liontrust", afferma il presidente David Jacob, citato nella nota. Ora si prospettano "discussioni costruttive e produttive con Newgame".

Newgame - l'entità diventa forse più comprensibile se si scrive nella forma NewGAMe - è il nome di un gruppo di azionisti che controlla una quota del 9,6% della società e che si è battuta contro la cordata di Liontrust. Un'assemblea straordinaria, già prevista per settembre, dovrebbe far luce sui passi futuri dell'impresa: servono investimenti e i relativi finanziamenti.

Alla borsa di Zurigo il titolo GAM mostra oggi un'estrema volatilità. Partito in ribasso del 5%, è arrivato a guadagnare oltre il 10%, per poi cercare di stabilizzarsi nel pomeriggio su un rialzo del 5%. Dall'inizio del 2023 l'azione ha perso il 52% del suo valore.

Il consiglio di amministrazione cerca peraltro di ispirare fiducia: nel comunicato odierno ringrazia azionisti, clienti e dipendenti per la loro pazienza e si dice convinto che nel prossimo futuro la ditta potrà intraprendere un percorso chiaro.

Fondato nel 1983, GAM è un gestore patrimoniale indipendente che offre soluzioni di investimento per istituzioni, mediatori finanziari e privati. Acquisito nel 1999 da UBS, era poi passato nel 2005 a Julius Bär. Nel 2009 è stato però scorporato e quotato in borsa. Dopo la sospensione di un dipendente di punta per gravi irregolarità, nel 2018, l'impresa ha dovuto lottare contro massicci deflussi. Oggi l'impresa dispone uffici in 14 paesi e alla fine di giugno gestiva un totale di 68 miliardi di franchi. Nel 2022 ha però registrato una pesante perdita.