MILANO (MF-DJ)--Come previsto la battaglia per il rinnovo del Cda delle Generali si sta infuocando sempre di più man mano che si avvicina l'assemblea chiamata a scegliere se confermare l'attuale gestione o se invece dare fiducia alla lista presentata da Francesco Gaetano Caltagirone (primo azionista privato della compagnia con il 9%).

Oggi il consiglio di amministrazione di Assicurazioni Generali ha licenziato con effetto immediato Luciano Cirinà, candidato ad della lista Caltagirone, dopo che venerdì scorso il manager, insieme al candidato presidente Claudio Costamagna, ha presentato al mercato il programma strategico alternativo a quello del group ceo Philippe Donnet, proposto dalla lista del consiglio per un terzo mandato, con Andrea Sironi alla presidenza.

Un piano messo a punto con informazioni di mercato, hanno precisato i due manager, mentre il business plan definitivo sarà pronto solo tra sei mesi, sempre che riescano ad ottenere la maggioranza dei voti alla prossima assemblea del 29 aprile che nominerà il nuovo consiglio.

Nonostante la precisazione è arrivato il provvedimento da Generali. Cirinà era stato sospeso dall'incarico di Austria & CEE Regional Officer lo scorso 23 marzo e la decisione è stata "motivata dalla violazione degli obblighi di lealtà e dalla grave violazione di altri obblighi previsti dal contratto di lavoro.

E intanto cominciano ad arrivare le prime reazioni al 'contropiano' che prevede un'accelerazione degli utili a 4,2 miliardi nel 2024 e fino a 7 miliardi per l'M&A. Ma soprattutto si pone l'obiettivo di "portare il Cost/Income ratio dall'attuale 64% al 55% per fare del Gruppo Generali un benchmark nella gestione dei costi con riduzione di 0.6 mld all'anno".

Lo hanno sottolineato delle Segreterie Nazionali e Coordinamenti Gruppo Generali della First Cisl, che hanno inoltre osservato che "nell'ambito delle linee strategiche di questo piano sono previsti l'efficientamento dei costi centrali e amministrativi e il miglioramento delle performance operative nei singoli investimenti tecnologici per creare nuove opportunitá di crescita e di risparmio sui costi.

Non fa certo parte della cultura e del ruolo del sindacato schierarsi con le diverse cordate in campo in vista del rinnovo del Cda", hanno proseguito, "tuttavia non possiamo non esprimere da subito preoccupazione rispetto alla proposta di un piano strategico industriale che, qualora l'efficientamento dei costi risultasse in maggior parte declinato sulle lavoratrici e sui lavoratori, potrebbe presentare seri problemi di sostenibilità sociale e occupazionale rispetto a un Gruppo così importante per il Settore Assicurativo e per il Sistema Paese. La complessa fase storica che stiamo vivendo da un punto di vista sociale, politico ed economico impone a tutto il mondo delle Imprese di mettere al centro il dialogo sociale e il valore del lavoro, come Sindacato non potremo mai accettare una logica all'insegna di Piú Utili e Meno posti di lavoro".

Il programma "Awakening the Lion», ridestare il Leone, prevede appunto utili 2024 di circa 4,2 miliardi è una nerazione di cassa cumulata nel periodo 2022-2024 per circa 9,5-10,5 miliardi, assai più alta degli 8,5 miliardi promessi da Donnet. Pure sul fronte dell'utile per azione dal 6-8% indicato dall'attuale group ceo i manager scelti da Caltagirone vogliono arrivare al 14%, sia attraverso operazioni di carattere organico, in parte già avviate (oltre l'11%) sia non organiche. Non solo. Sul fronte degli investimenti tech Cirinà ha parlato di 1,5-1,6 miliardi dedicati alla trasformazione digitale e tecnologica, rispetto agli 1,1 miliardi previsti da Donnet che rappresentano un aumento del 60% rispetto all'ultimo ciclo strategico. Poi c'è un obiettivo di riduzione dei costi annui fino a 600 milioni, arrivando a comprimere il rapporto cost/income al 55% rispetto al 63,7% dei 2021 e al traguardo del 60,7% indicato da Donnet. L'accelerazione maggiore proposta dal tandem Costamagna-Cirinà arriva però, come ci si immaginava, dalle acquisizioni a cui i vertici designati potrebbero destinare fino a 7 miliardi rispetto ai 2,5-3 miliardi previsti dal piano Lifetime partner dell'attuale ceo della compagnia. Una parte consistete di questi fondi (2-2,5 miliardi) arriveranno però da un maggiore indebitamento e si guarderà a un numero limitato di operazioni di maggiori dimensioni invece che a deal più piccoli.

Intanto la questione ha attirato l'attenzione del parlamento, con la Commissione parlamentare d'inchiesta sul sistema bancario e finanziario

che ha convocato in audizione, il prossimo martedì 5 aprile, il group ceo della compagnia, Philippe Donnet per "svolgere un'attività di approfondimento sulle recenti dinamiche di governance e azionarie" che hanno coinvolto Generali e, tra le tante cose, la commissione chiede informazioni sulle "attività svolte dal consiglio uscente che hanno portato alla presentazione di una lista di candidati", e sulle "interlocuzione avute con le varie autorità di vigilanza, i relativi esiti nonché gli approfondimenti in corso". Non solo. A Donnet chiede anche "le motivazioni che hanno condotto Generali a sospendere Luciano Cirinà" dopo che il manager avrebbe chiesto, e non ottenuto, l'aspettativa.

A seguito della convocazione il deputato di Italia viva Luigi Marattin, presidente della Commissione Finanze, ha "presentato le dimissioni da membro della Commissione parlamentare d'inchiesta sul sistema bancario e finanziario".

"Da tempo , ha spiegato, ero in totale disaccordo con la conduzione della commissione che, lungi dall'essere una vera commissione d'inchiesta sul passato del nostro sistema bancario, è stata fin dall'inizio utilizzata per altri dubbi scopi, primo tra tutti il tentativo di appropriarsi di competenze che sono invece proprie di commissioni parlamentari permanenti. Ma la recente convocazione di Philippe Donnet, CEO del Gruppo Generali, ha superato ogni limite".

"Alla vigilia dell'assemblea degli azionisti che dovrá eleggere in nuovo consiglio di amministrazione di una societá privata, una delle due

parti in competizione viene chiamata in audizione presso una commissione

"d'inchiesta" per esporre dettagliate informazioni di bilancio, piani

industriali e persino per chiedere conto di decisioni interne riguardanti

la concessione dell' aspettativa ad un proprio dirigente.

Insomma - sottolinea - facevo parte di un'autoritá di regolamentazione

finanziaria, e non lo sapevo. Una "autorit" particolare, oltretutto.

Visto che entra pesantemente in una partita di governance societaria dalla quale la politica dovrebbe a mio avviso stare fuori".

"Ritengo pertanto opportuno dissociarmi con decisione da quanto sta

avvenendo. Faccio appello ai presidenti delle Camere, destinatari il 29

marzo 2019 di una lettera del Presidente della Repubblica in cui si

richiamava esplicitamente il rischio che le attivitá della Commissione

non si sovrapponesse a quella delle Autoritá indipendenti, affinchè

vigilino sul corretto funzionamento delle nostre istituzioni", conclude.

fch


(END) Dow Jones Newswires

March 28, 2022 13:34 ET (17:34 GMT)