Atene non è certo il centro finanziario più vivace del mondo, ma l'attività degli operatori di mercato, monopolistica per natura, garantisce generalmente un apprezzabile vantaggio competitivo e adeguati rendimenti sul capitale.

Data la sua dimensione esigua, Hellenic Exchanges è naturalmente corteggiata da tutti i principali operatori europei - LSE, Deutsche Boerse o Euronext - per i quali rappresenta un'ovvia preda di acquisizione. Finora, una tenace volontà politica ha contrastato le loro mire. È facile immaginare un azionista come Goldman Sachs adoperarsi per rimuovere l'ostacolo.

Hellenic Exchanges si è mantenuta su un perimetro stabile negli ultimi anni. Il fatturato ha raggiunto i 38 milioni di euro nel 2022 - 15 milioni attraverso i servizi di clearing, 12 milioni tramite IT e dati, e 11 milioni attraverso il trading e le quotazioni - per un utile netto consolidato di 8 milioni di euro.

Vi sono circa 60 milioni di euro di liquidità in eccesso nel bilancio, riducendo il valore dell'impresa a 210 milioni di euro. Anche in questo caso, è facile vedere un attivista come Amber che fa pressione per un aumento dei rendimenti di capitale agli azionisti. In effetti, sono già state adottate misure in tal senso.

Se queste dovessero aumentare, ad esempio tramite massicci riacquisti di azioni o distribuzioni di dividendi speciali, ciò metterebbe in risalto la redditività dell'attività, attualmente offuscata da un'evidente sovracapitalizzazione.

Hellenic Exchanges aveva previsto di pubblicare i risultati del primo trimestre 2023 lunedì. Tuttavia, l'evento è stato rinviato alla prossima settimana: a meno che non si tratti di un contrattempo, si suppone che ci sia una certa agitazione dietro le quinte prima dell'assemblea generale dell'8 giugno.

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