MILANO (MF-DJ)--Il Pnrr italiano appare ben "incardinato", e le prime scadenze previste per il 2° e 3° trimestre di quest'anno sono state rispettate o sono in via di completamento. Il piano concordato con la Commissione include in tutto 528 scadenze, tra "traguardi" e "obiettivi", ma la condizionalità appare ridotta nella parte iniziale del programma. In ogni caso, lo sforzo richiesto entro fine anno in tema di riforme appare sfidante.

E' questo, in estrema sintesi, il commento di Paolo Mameli, senior economist della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, sul Pnrr italiano.

Lo scorso 13 agosto, la Commissione europea ha erogato all'Italia a titolo di prefinanziamento 24,9 miliardi di euro, pari al 13% dell'importo totale (191,5 miliardi) deliberato a favore del Paese in sovvenzioni (68,9 miliardi) e prestiti (122,6 miliardi) nel quadro del Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza. Come noto, ai 191,5 miliardi del Drr propriamente detto si aggiungono oltre 13 miliardi provenienti dal programma React-EU (dei quali sono stati già assegnati all'Italia, lo scorso 17 settembre, 4,7 miliardi) e oltre 30 miliardi che il Governo Draghi ha messo a disposizione attraverso la creazione di un Fondo complementare finanziato con risorse nazionali, portando così il piano di rilancio italiano a oltre 235 miliardi; tuttavia, l'analisi qui proposta si concentra sui 191,5 miliardi del Pnrr in senso stretto.

In precedenza, la Commissione - si legge nel commento - aveva diffuso l'allegato della proposta di decisione di esecuzione del Consiglio relativa all'approvazione della valutazione del Piano per la Ripresa e la Resilienza dell'Italia, un documento da 621 pagine che contiene i dettagli riguardanti sia la distribuzione temporale delle tranche di finanziamento, sia la descrizione delle condizioni richieste per l'esborso delle varie rate. Al netto del pre-finanziamento da 24,9 miliardi, i 191,5 miliardi destinati all'Italia saranno erogati in 10 rate alla fine di ciascun semestre (l'ultima a metà 2026); ogni rata avrà un importo variabile tra 12,6 e 24,1 miliardi. La distribuzione degli esborsi non è uniforme nel tempo ma è più marcata nel periodo iniziale del programma (evidentemente, questo effetto è amplificato dall'anticipo già versato ad agosto). È in particolare la componente del sostegno finanziario non rimborsabile (ovvero delle sovvenzioni) a concentrarsi nei primi semestri dell'orizzonte (ciascuna delle prime tre rate vale 11,5 miliardi, più del doppio della media delle sette rate successive).

Se dunque l'erogazione dei fondi è soggetta ad accentuato frontloading, assai più dilazionate nel tempo sono le tempistiche che l'Italia ha scelto per "spendere" i fondi ricevuti. Ciò è in parte spiegato dal fatto che l'Italia (a differenza di altri Paesi europei) ha optato per concentrare gli interventi (l'84% del totale) sulla spesa in conto capitale (a fronte di incrementi contenuti della spesa corrente e di riduzioni marginali del carico fiscale), che giocoforza richiede un tempo di attuazione più lungo. Inoltre, l'Italia, a differenza di altri Paesi, ha scelto di finanziare in gran parte (per il 64% del Drr in senso stretto e per il 70% del Pnrr in senso lato) progetti di investimento nuovi ovvero non inclusi in precedenti provvedimenti normativi (il che evidentemente richiede maggiori tempi di implementazione). Ciò è in coerenza con il fatto che gli obiettivi che l'Italia ha concordato in merito alla tempistica degli investimenti sono assai più dilazionati rispetto a quelli relativi alle riforme, e si addensano nella parte finale dell'orizzonte del Piano.

red/cce

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2313:49 set 2021

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September 23, 2021 07:49 ET (11:49 GMT)