TOKYO (awp/ats/ans) - Il rialzo dei prezzi delle materie prime e la crescita dei salari contribuiscono all'aumento delle bancarotte in Giappone nel 2023, superando quota 8000 per la prima volta in 4 anni.

È quanto rivela una indagine della Tokyo Shoko Research, che segnala come i fallimenti delle imprese che avevano un accumulo di debiti per almeno 10 milioni di yen (59'000 franchi), è cresciuto di oltre il 35% rispetto all'anno precedente, riguardando nello specifico 8690 aziende.

Costi del lavoro più elevati dovuti anche alla mancanza di manodopera, evidenzia la ricerca, in particolare nel settore delle costruzioni, e bollette energetiche più alte che hanno fatto la differenza, soprattutto tra le aziende che precedentemente avevano contratto debiti con lo stato in seguito alle sovvenzioni ottenute durante la pandemia da Covid-19.

Tutti i dieci comparti analizzati dal sondaggio riportano difficoltà in essere, con il settore dei servizi a registrare 2940 casi, equivalente a un rialzo del 41,7%; e l'industria delle costruzioni seconda nel computo delle bancarotte a quota 1693 e un aumento del 41,8%.

Il valore totale dell'esposizione finanziaria è cresciuto del 3,1% a 2400 miliardi di yen, conclude l'analisi, con il caso più eclatante nella Panasonic Liquid Crystal Display, con una richiesta di liquidazione archiviata nel settembre 2023 e debiti che ammontavano a 583,6 miliardi di yen, pari a 3,4 miliardi di franchi.