SAN GALLO (awp/ats) - Crescita del prodotto interno lordo dello 0,8%, inferiore alla media pluriennale, inflazione di nuovo sotto controllo ma pur sempre sensibile, all'1,8%, e riduzione del tasso guida da parte della Banca nazionale svizzera (BNS): sono queste, in estrema sintesi, le tre principali previsioni per l'anno economico 2024 svizzero stilate oggi da Raiffeisen.

L'economia svizzera inizierà il nuovo anno con poco slancio, affermano in un comunicato odierno gli analisti della banca cooperativa. Per la carenza di nuovi ordini, il settore industriale deve ridurre ulteriormente la produzione, con conseguenze sulla domanda di manodopera.

"Una crisi degli ordinativi duratura potrebbe comportare un calo dell'occupazione, soprattutto nell'industria manifatturiera", sostiene Fredy Hasenmaile, capo economista di Raiffeisen, citato nella nota. Dagli investimenti nelle attrezzature e nell'edilizia non giungono impulsi, poiché l'aumento dei tassi d'interesse frena le attività d'investimento. Le più cupe prospettive sul mercato del lavoro e la pressione sul potere d'acquisto pregiudicano inoltre la fiducia dei consumatori, rallentando la dinamica dei consumi.

La forza del franco svizzero si rivela un ulteriore fattore negativo per l'industria. In seguito al rallentamento dell'economia mondiale, le preoccupazioni dei produttori in merito a una moneta troppo forte sono di nuovo aumentate. Come strategia di sopravvivenza, gli esportatori elvetici di vari settori spostano le attività in segmenti di prodotti con una maggiore creazione di valore: lo si sta per esempio vedendo nel ramo orologiero e in quello farmaceutico.

Anche il settore chimico e quello degli strumenti di precisione hanno difeso con successo le loro posizioni. Meno rosea, agli occhi degli esperti di Raiffeisen, appare per contro la situazione nei settori carta, vetro, legno e mobili. "La deindustrializzazione della Svizzera, da anni dissimulata dalla straordinaria performance del settore farmaceutico, dovrebbe in tal modo proseguire, contribuendo di nuovo a una crescita economica inferiore alla media".

Intanto il tasso d'inflazione in Svizzera già a metà 2023 è tornato a livelli auspicati, pari a meno del 2%. A fine anno gli adeguamenti differiti dei prezzi amministrati (cioè quelli regolati dalla stato o da una autorità), soprattutto di affitti ed energia elettrica, faranno però di nuovo lievitare il rincaro. La crescita dei prezzi nell'approvvigionamento si è però indebolita.

Inoltre il previsto incremento dei salari, pari in media a un 2%, in pratica non comporterà una progressione dei compensi reali nel 2024. Il potere d'acquisto di molte economie domestiche, anche per via dell'aumento dei premi dell'assicurazione malattia obbligatoria e del probabile nuovo incremento degli affitti, dovrebbe addirittura ridursi, cosa che avrà un effetto calmierante sull'inflazione. Gli economisti di Raiffeisen, di conseguenza, per il 2024 prevedono un calo del rincaro.

E la politica monetaria? Fino all'estate la BNS riteneva molto probabile una prosecuzione in settembre del suo approccio di aumento del costo del denaro. A seguito della diminuzione della pressione sui prezzi dall'estero e delle fosche previsioni congiunturali per la Svizzera, l'istituto guidato da Thomas Jordan ha tuttavia abbandonato a sorpresa l'inasprimento, lasciando in settembre il tasso di riferimento all'1,75%. Con l'aspettativa di un nuovo rialzo dell'inflazione solo temporaneo, gli esperti di Raiffeisen ritengono che il picco del ciclo dei tassi sia ormai già stato raggiunto.

Appare inoltre sempre più probabile che, per via della marcata debolezza della congiuntura, soprattutto la Banca centrale europea (Bce) abbasserà di nuovo i tassi di riferimento in un futuro non troppo lontano. Una flessione della differenza dei tassi rispetto all'Eurozona farebbe tuttavia aumentare di nuovo la pressione rialzista sul franco: Raiffeisen prevede pertanto un primo abbassamento del tasso guida da parte della BNS entro la fine del 2024, per contrastare la tendenza al rafforzamento del franco ed evitare di esporre l'export svizzero a un inutile ulteriore vento contrario.