ZURIGO (awp/ats) - Utile record nel secondo trimestre per UBS, grazie all'acquisizione di Credit Suisse (CS): la grande banca ha conseguito un profitto netto di 28,9 miliardi di dollari (25,4 miliardi di franchi) che include un utile contabile di pari importo derivante dal fatto che l'istituto concorrente è stato rilevato - anche con l'aiuto di garanzie statali - a un prezzo nettamente inferiore al suo valore.
Al netto di questo fattore - cosiddetto goodwill (avviamento) negativo, nonché delle spese legate all'integrazione e degli oneri di acquisizione, l'utile ante imposte del gruppo è stato di 1,1 miliardi di dollari, si legge in un comunicato diffuso di primo mattino.
Il guadagno netto della sola UBS si è attestato a 2,0 miliardi, in linea con i 2,1 miliardi dello stesso periodo del 2022. Per il solo CS, che da giugno appartiene ufficialmente al nuovo gruppo UBS, si registra una perdita ante imposte di 8,9 miliardi di dollari, che scende a 4,3 miliardi escludendo gli effetti legati all'acquisizione.
La base di clientela di Credit Suisse si è "sostanzialmente stabilizzata", con una raccolta netta di depositi di 18 miliardi nel periodo aprile-giugno e un andamento positivo che sta proseguendo anche nel terzo trimestre.
UBS ha da parte sua continuato ad attrarre denaro: nell'amministrazione patrimoniale ha raggiunto il più alto afflusso netto di nuovi capitali in un secondo trimestre da oltre dieci anni a questa parte, con 16 miliardi di dollari. Anche in questo caso, lo slancio continua. In totale, a fine giugno il gruppo UBS aveva in gestione patrimoni per 5530 miliardi di dollari, rispetto ai 4184 miliardi di fine marzo, cioè prima dell'acquisizione di CS.
La banca è ottimista anche per quanto concerne il futuro degli affari: le incertezze rimangono, ma la fiducia dei clienti nella gestione patrimoniale è migliorata. "Prevediamo flussi netti positivi di nuovi attivi nelle nostre attività di gestione patrimoniale e asset management", conclude l'istituto.