Il prezzo dell'azione non è praticamente mai cambiato in quindici anni. Questo perché, escludendo l'effetto dell'inflazione, non c'è stata alcuna crescita del fatturato. Lo stesso vale per l'utile operativo e il numero di azioni emesse, anche se il gruppo ha lanciato di recente un piccolo programma di riacquisto di azioni.

Niente di avventuroso, quindi, ma un'azienda che rimane stabile, redditizia ogni anno, che genera un buon cash flow e che continua a essere sostenuta da un bilancio eccezionale. La liquidità in eccesso - 60 milioni di euro - è abbondante; senza dubbio alcuni la considerano mal utilizzata e sarebbero felici di sostenere un dividendo speciale.

Il valore d'impresa di Van de Velde corrisponde più o meno alla somma degli utili in contanti - o "free cash flow" - generati negli ultimi dieci anni, quasi tutti distribuiti come dividendi. Se cercassimo un esempio più calzante di un'azienda a conduzione familiare - la holding Van de Velde controlla il 56% del capitale - gestita come farebbe un buon padre di famiglia, faremmo fatica a trovarlo.

I risultati del primo semestre del 2023, pubblicati alla fine della scorsa settimana, non sono sorprendenti: mostrano - come sempre - un'assoluta stabilità dell'attività. A 33 euro, l'azione è valutata a un rendimento sui dividendi vicino al 7%. Ben al di sopra del tasso delle obbligazioni a tripla A, questo rendimento è fondamentalmente sicuro e gli azionisti non possono escludere di essere ricompensati con un dividendo speciale in seguito.

Se guardiamo le cifre fondamentali, sia in termini di rendimento sui dividendi che di multiplo EBITDA, Van de Velde è valutata ai minimi decennali, nonostante una distribuzione certa. A livello tecnico, un'eventuale diminuzione del prezzo dell'azione sarebbe senza dubbio da sfruttare.