L'attuazione del programma di ristrutturazione e il dimezzamento dei costi medi dell'energia rispetto al 2022 non hanno impedito un calo del fatturato del 2,9% nei primi nove mesi dell'anno.
La perdita operativa si è pericolosamente ampliata, passando dai -15 milioni di euro dello stesso periodo dell'anno scorso ai -86 milioni di euro di quest'anno. Includendo il costo del debito, la perdita consolidata prima delle imposte passa da -24 milioni di euro a -110 milioni di euro.
La situazione è quindi critica. E non è detto che migliori nel prossimo futuro, dato che il management prevede già un calo del fatturato per l'esercizio 2024.
Per quanto riguarda i segmenti di attività, la divisione batterie ha migliorato significativamente la propria redditività, mentre la divisione sistemi di accumulo domestico ha registrato una crescita spettacolare dell'86%. Purtroppo, ciò non è bastato ad assorbire completamente il forte calo delle vendite nelle divisioni microbatterie e pile a bottone al litio.
Fortunatamente, le scorte si stanno esaurendo e l'emorragia del cash flow operativo si sta riducendo. Al netto degli investimenti, Varta ha comunque bruciato 83 milioni di euro nei primi nove mesi dell'anno. Un dato fastidioso, ma meno drammatico del free cash flow negativo di 157 milioni di euro registrato nello stesso periodo dell'anno scorso.
Il gruppo, che prima era a malapena in pareggio, fatica ancora a digerire l'integrazione delle sue attività di consumo acquisite da Energizer nel gennaio 2020. L'operazione le ha permesso di raddoppiare le dimensioni, ma da allora le sue perdite sono aumentate notevolmente, mentre il suo bilancio rimane piuttosto impoverito nonostante un aumento di capitale all'inizio di quest'anno.
A quanto pare, Energizer sembra essere stata dalla parte migliore dell'accordo. A causa di queste speranze deluse, la valutazione di Varta è scesa di sei volte in quattro anni.