Uno sguardo alla giornata in corso sui mercati asiatici.

I mercati asiatici sperano di concludere una settimana difficile con una nota positiva venerdì, ma il sentimento globale incerto e la riluttanza ad assumere molti rischi in vista del fine settimana, a causa delle persistenti tensioni in Medio Oriente, potrebbero limitare qualsiasi rialzo. I titoli dei grandi e dei buoni della finanza globale riuniti a Washington continuano a tenere i trader sulle spine, soprattutto per quanto riguarda i tassi di cambio e il percorso politico delle banche centrali rispetto ad una Fed sempre più falco. Anche il più grande esercizio di democrazia al mondo prende il via venerdì, con l'apertura della prima delle sette fasi delle elezioni generali in India, con 166 milioni di elettori in 21 Stati e territori che voteranno. Il calendario economico dell'Asia, nel frattempo, vede la pubblicazione del PIL del primo trimestre della Malesia e l'inflazione giapponese di marzo. Quest'ultima potrebbe determinare se il dollaro, attualmente intorno a 154,50 yen, farà un'altra spinta per superare 155,00. Il governatore della Banca del Giappone, Kazuo Ueda, ha dichiarato giovedì che la banca centrale potrebbe aumentare nuovamente i tassi d'interesse se il calo dello yen dovesse far salire significativamente l'inflazione interna. Il FMI giovedì ha esortato le banche centrali asiatiche a concentrarsi sull'inflazione interna e ad evitare di legare troppo strettamente le loro decisioni politiche alle mosse anticipate della Federal Reserve statunitense. Mercoledì, Stati Uniti, Giappone e Corea del Sud hanno rilasciato una dichiarazione congiunta per "consultarsi da vicino" sulla recente debolezza dello yen e del won rispetto al dollaro.

Il biglietto verde è solido, con un rally del 3% nelle ultime settimane, raggiungendo i massimi da novembre.

I rendimenti obbligazionari statunitensi sono di nuovo in rialzo e registreranno il terzo aumento settimanale di fila, con il rendimento del Tesoro a 2 anni di nuovo al 5%. I rendimenti a due e 10 anni sono aumentati di 40-45 punti base nelle ultime settimane.

Si tratta di un inasprimento delle condizioni finanziarie che i mercati emergenti faticano a gestire. Le azioni asiatiche stanno registrando il maggior calo settimanale da gennaio, con l'indice MSCI Asia ex-Japan in calo del 2,3% questa settimana e del 5% rispetto ai massimi della scorsa settimana. Il Nikkei giapponese, che ha raggiunto un massimo storico sopra i 41.000 punti a fine marzo, è sceso del 7% da allora e giovedì ha toccato un minimo di due mesi. Una chiusura piatta o un calo venerdì suggellerà la sua peggiore settimana dal dicembre 2022.

Il Nasdaq e lo S&P 500, nel frattempo, sono scesi per cinque giorni di fila, i peggiori da ottobre e dicembre 2022, rispettivamente.

I dati di giovedì, intanto, potrebbero contribuire a placare i timori che la debolezza dello yuan acceleri la fuga di capitali dal Paese - gli investitori stranieri hanno aumentato le loro partecipazioni in obbligazioni cinesi onshore in yuan a marzo per il settimo mese consecutivo.

Ecco gli sviluppi chiave che potrebbero fornire una maggiore direzione ai mercati venerdì:

- Inflazione CPI in Giappone (marzo)

- PIL della Malesia (1° trimestre)

- Si aprono le elezioni generali in India