MILANO (MF-DJ)--La Cina si sta godendo il precipitoso ritiro degli Stati Uniti dall'Afghanistan mentre corteggia la nuova leadership talebana.

Un fronte unificato del Governo e dei media - così come i tweet della cerchia sempre più assertiva di diplomatici cinesi in tutto il mondo - ha presentato tre messaggi principali: gli Stati Uniti sono stati "sconfitti" dai talebani perché l'America è un piantagrane con un deficit ideologia centrale; la Cina è qui per aiutare i talebani a ricostruire l'Afghanistan devastato dalla guerra; l'esportazione del terrorismo islamico non sarà tollerata.

Nel frattempo, la Cina ha aspettato il ritiro degli Stati Uniti per iniziare a rafforzare le relazioni con i talebani. Il 28 luglio, ben prima dell'atteso ritiro del 31 agosto di tutti i soldati stranieri dall'Afghanistan, il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, ha ospitato i massimi leader talebani nella città di Tianjin, appena fuori Pechino.

Wang ha detto ai suoi ospiti che il ritiro degli Stati Uniti rappresentava il "fallimento della politica americana nei confronti dell'Afghanistan".

Eppure gli impatti economici globali del ritiro degli Stati Uniti dovrebbero essere trascurabili, secondo un rapporto di Bca Research pubblicato ieri. Unica avvertenza: l'instabilità regionale "tenderà a minacciare l'offerta petrolifera mediorientale e a esercitare pressioni al rialzo sui prezzi del petrolio. Tuttavia, se gli Stati Uniti riusciranno a fare da perno all'Asia, la Cina dovrà affrontare un'opposizione più risoluta nella sua sfera di influenza, che tenderà a rafforzare il dollaro. Il dollaro e il petrolio tendono ancora a muoversi in direzioni opposte", secondo il rapporto.

La vicinanza tra le due parti è strana. La Cina ha visto a lungo il terrorismo islamico come una minaccia centrale alla sua stabilità sociale e ha detenuto più di un milione di musulmani in una rete di campi di detenzione nella sua regione dello Xinjiang. Nel frattempo, i talebani, che ufficialmente si autodefiniscono l'Emirato islamico dell'Afghanistan, sono noti per il loro fondamentalismo religioso militante.

"La Cina ha una propria valutazione su chi sono i suoi nemici e ha una propria strategia su come gestire le minacce agli interessi cinesi", ha detto a Barron's, Jon B. Alterman, direttore del programma per il Medio Oriente del Center for Strategic&International Studies. "Per la Cina, l'Afghanistan ha poche opportunità e molti pericoli e mi aspetto che la Cina persegua una politica assolutamente priva di illusioni", ha affermato.

Robert Mogielnicki, ricercatore residente presso l'Arab Gulf States Institute di Washington e professore assistente aggiunto alla Georgetown University, ha dichiarato a Barron's che "i funzionari cinesi coglieranno questa opportunità dovuta al ritiro del coinvolgimento degli Stati Uniti in Afghanistan come un triste fallimento e proporranno il modello cinese di leadership per il prossimo capitolo del Paese".

E infatti lo hanno già fatto. Oggi la prima pagina del Global Times, il quotidiano gestito dallo Stato cinese non presentava altro che storie sull'Afghanistan, la maggior parte delle quali prendeva di mira l'abbandono del Paese da parte degli Stati Uniti. La rapida vittoria dei talebani "imbarazza" gli Stati Uniti "arroganti" e il tradimento americano "spaventa" l'alleato degli Usa Taiwan dopo che Washington si è mostrata amica, si legge.

In una conferenza stampa ieri la portavoce del ministero degli Esteri cinese, Hua Chunying, ha ribadito che "la Cina svolgerà un ruolo costruttivo per la pace e la ricostruzione in Afghanistan".

Eppure la firma della Cina non era presente nella dichiarazione congiunta di 70 Paesi che ha esortato "coloro che detengono posizioni di potere e autorità in tutto l'Afghanistan" a proteggere le vite e a ristabilire l'ordine.

I diplomatici cinesi, noti per il loro linguaggio sempre più sfacciato sulla scena mondiale - guadagnandosi il soprannome di "Wolf Warriors" - sono stati tipicamente critici nei confronti del ritiro degli Stati Uniti.

"L'improvviso ritiro delle forze statunitensi ha già causato un grave impatto negativo sulla situazione in Afghanistan", ha detto il ministro degli Esteri cinese Wang al segretario di Stato americano, Antony Blinken, durante una telefonata ieri. "Se il prossimo passo di Washington è creare nuovi problemi, non è un atteggiamento responsabile", ha detto, secondo l'agenzia di stampa statale Xinhua.

Il vice rappresentante permanente cinese presso le Nazioni Unite, Geng Shuang, ha dichiarato a una riunione di emergenza dell'organismo internazionale che "l'attuale caos in Afghanistan è direttamente correlato al ritiro precipitoso delle truppe straniere".

cos

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August 17, 2021 11:13 ET (15:13 GMT)