L'ambasciata cinese a Seul ha detto di aver sospeso il rilascio di visti a breve termine per i visitatori provenienti dalla Corea del Sud. L'agenzia di stampa giapponese Kyodo ha riferito che Pechino ha imposto misure simili anche nei confronti del Giappone.

La Cina ha riaperto le frontiere domenica, rimuovendo l'ultima grande misura della politica "zero-Covid", che aveva iniziato a smantellare bruscamente all'inizio di dicembre dopo imponenti proteste contro le restrizioni.

I lockdown frequenti, i test incessanti e le altre numerose limitazioni ai movimenti hanno portato, dall'inizio del 2020, la seconda economia mondiale a uno dei tassi di crescita più bassi in quasi mezzo secolo e hanno causato un diffuso disagio.

Con la diffusione incontrollata del virus, la Cina ha smesso di pubblicare i dati giornalieri sulle infezioni. Dopo l'inversione di rotta delle sue politiche sanitarie, il Paese ha detto di aver registrato cinque decessi o meno al giorno, cifre contestate dall'Organizzazione mondiale della sanità e che non collimano con le imprese di pompe funebri che hanno segnalato un'impennata nella richiesta dei propri servizi.

Gli Stati Uniti, la Corea del Sud, la Francia e altri Paesi, compresa l'Italia, hanno introdotto requisiti di test ai viaggiatori in risposta all'epidemia di Covid in Cina.

Alcuni governi hanno espresso preoccupazione sulla trasparenza di Pechino in merito alla portata e all'impatto dell'epidemia, mentre gli esperti internazionali prevedono almeno 1 milione di morti in Cina quest'anno. Anche Washington ha sollevato preoccupazioni sulle potenziali mutazioni future del virus.

Sebbene Pechino richieda un tampone negativo a chiunque atterri in Cina, la scorsa settimana i funzionari hanno minacciato ritorsioni contro i Paesi che richiedono di effetturare dei test alle persone provenienti dalla Cina.

L'ambasciata cinese a Seul ha detto sull'account ufficiale di WeChat che modificherà le ultime regole sui visti a condizione che la Corea del Sud elimini le "restrizioni d'ingresso discriminatorie" nei confronti della Cina.

Un funzionario dell'ambasciata cinese ha confermato la nuova misura.

L'annuncio arriva all'indomani della telefonata tra il ministro degli Esteri sudcoreano Park Jin e il suo omologo cinese Qin Gang, durante la quale - secondo quanto reso noto dal ministero degli Esteri di Pechino - quest'ultimo ha espresso preoccupazione riguardo le restrizioni.

"Le misure di quarantena rafforzate del nostro governo nei confronti dei viaggiatori provenienti dalla Cina si basano su prove scientifiche e oggettive", ha detto Lim Soo-suk, portavoce del ministero degli Esteri di Seul, durante una conferenza stampa.

"Abbiamo scambiato in modo trasparente le informazioni necessarie con la comunità internazionale e abbiamo anche comunicato con la parte cinese", ha aggiunto.

La settimana scorsa, la Corea del Sud ha iniziato a richiedere ai viaggiatori provenienti dalla Cina di sottoporsi a un test molecolare all'arrivo, unendosi a una lista crescente di Stati che impongono restrizioni alle frontiere in seguito alla diffusione dei contagi. I

A partire da giovedì, chi arriva dovrà anche fornire un risultato negativo del test PCR, effettuato entro 48 ore dall'inizio del viaggio in Corea del Sud, o un test rapido dell'antigene effettuato entro 24 ore, mentre il rilascio di visti a breve termine è stato sospeso per i cittadini cinesi fino alla fine del mese. 

Pechino ha anche comunicato alle agenzie di viaggio che ha smesso di rilasciare nuovi visti per il Giappone, ha detto l'agenzia Kyodo, citando diverse fonti del settore viaggi.

La Cina ha respinto le critiche sull'attendibilità dei suoi dati come tentativi di infangare il "successo" del Paese nella gestione della pandemia e ha affermato che eventuali mutazioni future del virus saranno probabilmente più infettive ma meno dannose.

I media statali cinesi continuano a minimizzare la gravità dell'epidemia.

(Tradotto da Luca Fratangelo, editing Claudia Cristoferi)