La prima introdurrà un'aliquota sulle emissioni di Co2 da carburanti per edifici e auto, nell'ambito di un nuovo mercato di Co2, sfruttando allo stesso tempo l'attuale sistema di trading di Co2 del blocco per imporre sulle navi costi legati alle emissioni e incrementare gli attuali contributi da parte delle compagnie aeree.

Il 25% dei ricavi legati alle emissioni di Co2, al momento destinati ai governi, in futuro saranno reindirizzati al bilancio Ue, garantendo in media 12 miliardi di euro l'anno dal 2026 al 2030, in base alle proposte della Commissione.

La seconda misura riguarderà le tasse imposte sull'importazioni di beni prodotti in Paesi con standard inferiori sulle emissioni di Co2, per equilibrare il costo in termini di emissioni di Co2 a quello sostenuto dai produttori per beni creati all'interno dell'Unione europea.

La Commissione ha proposto che il 75% dell'imposta di dogana, denominata "Carbon border adjustment mechanism" (Cbam), sia destinata al bilancio comunitario, del valore medio di circa 1 miliardo di euro annuo tra il 2026 e 2030.

La terza tassa apporterà al bilancio Ue la cosiddetta corporate tax del 15% degli utili residui delle grandi multinazionali che saranno riassegnati ai Paesi Ue in base al recente accordo del G20 e dell'Ocse sulla riallocazione dei diritti di tassazione.

Una volta concordati, gli introiti della 'corporate tax' potrebbero avere un impatto annuo tra 2,5 e 4 miliardi sul bilancio Ue.

I prestiti congiunti per il Recovery fund da 800 miliardi di euro devono essere ripagati entro fine 2058.

Le proposte della Commissione saranno ora negoziate con il Parlamento europeo e con i governi Ue raggruppati nel Consiglio europeo. Inoltre, la Commissione intende proporre un secondo pacchetto di tasse per ripagare i prestiti del Recovery fund entro la fine del 2023.

(Tradotto a Danzica da Enrico Sciacovelli, in Redazione a Roma Francesca Piscioneri)