ROMA (MF-DJ)--"Ora la mia battaglia è permettere a tutti i cittadini

europei e ai miei amici italiani di avere il più velocemente possibile le

dosi di cui hanno bisogno. La capacità di produzione in Europa arriverà a

2-3 miliardi di dosi all'anno: questo è l'obiettivo che abbiamo per fine

anno". Lo ha detto al Corriere della Sera il commissario Ue al Mercato

interno, Thierry Breton, che è alla guida della task force creata

all'inizio di febbraio dalla Commissione Ue per lavorare con le aziende

eigoverni per accelerare la produzione di vaccini anti-Covid sul

territorio europeo.

"In Europa -ha spiegato- abbiamo cercato di fare in modo che i vaccini

messi sul mercato avessero tutti l'autorizzazione dell'Ema, l'Agenzia

europea per i medicinali. Tutti i Paesi hanno deciso di fare così per

ragioni di sicurezza sanitaria, per essere sicuri che non ci fossero

effetti secondari. In molti Paesi, tra cui l'Italia e la Francia, c'è un

certo numero di cittadini che ha ancora un po' di paura verso i vaccini".

Alla domanda se uno Stato membro è obbligato ad aspettare l'Ema, "se un

Paese per delle ragioni di urgenza vuole non aspettare l'autorizzazione

dell'Ema può farlo ma a suo rischio e pericolo, e non ha la garanzia

totale della sicurezza scientifica fornita dall'Ema -ha precisato-

La Gran Bretagna ha scelto questa via e ha dato il via libera almeno un

mese prima di noi, che abbiamo atteso di avere la documentazione completa:

Pfizer-BioNTech è stato approvato il 22 dicembre, Moderna il 6 gennaio e

AstraZeneca il 29 gennaio. Londra rispettivamente il 2 dicembre, l'8

gennaio e il 30 dicembre. Gli Stati Uniti invece per i primi due circa un

mese prima di noi e AstraZeneca non ancora".

Quanto al fatto che l'Ue sia in ritardo, "le dosi negli Usa sono state

consegnate circa cinque settimane prima che in Europa. Noi abbiamo questo

ritardo perché abbiamo voluto essere sicuri al cento per cento che i

vaccini non avessero rischi per i cittadini Ue. A oggi sono stati

consegnati in Europa circa 43 milioni di dosi, negli Usa circa 96 milioni.

Quattro settimane fa gli Stati Uniti erano a 50 milioni. Ecco come nasce

lo scarto con gli Usa. Alla fine di marzo il nostro obiettivo è arrivare a

95-100 milioni di dosi. Ma a fronte dei 43 milioni di dosi consegnate ne

sono state somministrate 30 milioni 204 mila. All'Italia sono state

consegnate 6.542.260 dosi e ne sono state somministrate 4.434.131. Gli

Stati membri devono mettere in pratica velocemente la loro politica

vaccinale perché la capacità di produzione di dosi aumenta di settimana in

settimana. Lo scarto non c'è solo in Italia ma anche in altri Paesi, come

Francia o Spagna".

"Una volta ottenuta l'autorizzazione, le case farmaceutiche devono

essere in grado di aumentare la produzione. In Europa abbiamo 16 impianti

che producono il materiale iniziale per i vaccini, 4 impianti che fanno

gli ingredienti attivi e il "fill&finish" cioè l'ultima fase di

riempimento dei flaconi e 21impianti per il solo "fill & finish", tra cui

due italiani (uno a Rosia e uno ad Anagni, ndr). Verrò a visitarne uno nei

prossimi giorni. Sono entrato in contatto con le aziende che hanno avuto

le autorizzazioni per verificare che l'aumento della produzione si svolga

correttamente. Abbiamo firmato contratti con società che avevano impianti

in Europa, perché per crearne da zero ci vogliono 4-5 anni. Per

trasformare le linee di produzione di solito servono almeno due anni ma in

un'economia di guerra come questa il tempo sarà ridotto a 5-6 mesi".

"Bisogna creare le condizioni perché la filiera possa continuare a

fornire in modo preciso tutti gli elementi utili. Per fare un vaccino mRNA

servono tra i 400 e i 500 componenti di natura diversa. Ho creato

un'équipe per verificare che tutti gli elementi delle supply chain, che

sono mondiali, funzionino bene: non c'è alcun Paese al mondo che possa

produrre da solo un vaccino".

Quanto al fatto che chi ha gli impianti sarà avvantaggiato, "la

distribuzione non è nazionale, tutti i Paesi Ue vengono riforniti allo

stesso tempo in proporzione alla popolazione. Per una fiala concorrono le

industrie di tutta l'Ue".

Il meccanismo di autorizzazione per l'export di vaccini fuori Ue "è

importante per poter controllare rapidamente cosa succede. Non è uno

strumento diretto contro gli altri Paesi. Se una società vuole esportare

dall'Ue dei vaccini deve domandare alle autorità locali il permesso di

farlo e se l'autorità lo nega non li può esportare. Serve per vigilare se

uno dei fornitori impegnati con l'Ue non rispetta il calendario di

consegne: c'è trasparenza e si può negoziare".

Breton ha spiegato di non avere ancora avuto "personalmente" contatti

con il premier Mario Draghi, "ma la presidente Ursula von der Leyen si è

confrontata con lui".

Ungheria e Slovacchia stanno già usando il vaccino russo Sputnik V. "Non

mi pronuncio sulla qualità perché non la conosco e spero che i russi

presentino domanda all'Ema. Se guardiamo all'Ungheria, Mosca ha consegnato

46 mila dosi di Sputnik V: vuol dire niente. Di fatto attualmente non c'è

la disponibilità del vaccino russo, che è due volte più difficile da

produrre rispetto agli altri. Alla fine credo che Mosca avrà bisogno del

nostro aiuto", ha concluso.

vs

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March 03, 2021 02:54 ET (07:54 GMT)