ROMA (MF-DJ)--Quali considerazioni trarre dal collasso di Ftx di cui si parla in queste pagine, anche per il resto dei mercati finanziari?Sam Bankman-Fried (Sbf nei messaggini), per cominciare, era tra i top 5 donatori (qualcuno afferma il secondo) alla campagna del Partito Democratico americano. Insomma, aveva convinto bene a destra e manca sulla bontà del suo progetto e i benpensanti del partito Democratico si erano ben guardati dal non accettare i suoi soldi, secondo il principio ben noto del Pecunia Non Olet. A livello pratico di come si è sviluppata la truffa, scrive MF-Milano Finanza, emerge una storia di ragazzini di buona famiglia supportati da un sistema che si alimenta e si autocertifica attraverso la presenza dell'establishment, che sia fatto di politici, sportivi, operatori di mercato o accademia. Anche il sistema delle Top Universities americane ne esce con le ossa rotte. Non che in Italia funzioni molto diversamente, basta vedere semplicemente la gestione di qualche Club Deal. Ma nel caso di Ftx qui stiamo parlando del (presunto) fior fiore degli investitori, dai venture capital più accreditati, ai growth funds, ai private equity, agli hedge funds, ai fondi sovrani, ai FO più prestigiosi. L'autocertificazione del sistema sembrerebbe aver reso "inutile" qualsiasi minima forma di Due Diligence.

Basta scorrere la lista dei finanziatori: a parte dai naïve come la coppia (scoppiata) Tom Brady a Gisele Bundchen, ci sono Sequoia, Paul Tudor Jones, Tiger Global, Temasek di Singapore, il fondo degli insegnanti dell'Ontario, Van Eck Associates Gente che per convincerla ad avere i loro soldi devi essere molto ma molto convincente. Manca Andreesen & Horovitz (i pionieri della finanza di Silicon Valley) ma solo per il fatto che erano già molto esposti su altri nomi. E la lista è provvisoria, manca per esempio l'immancabile SoftBank, che ha già dichiarato di essere coinvolta. Nei mesi precedenti Bankman-Fried è stato protagonista di molti podcast. Chi li ha ascoltati, non ha potuto esimersi dall'avere un'enorme impressione favorevole del personaggio, un imbonitore pazzesco. Anche i media (Milano Finanza ha pubblicato alcuni mesi fa un ritratto di Sbf dipinto come uno che voleva riportare le regole nel mondo delle cripto) non gli resistevano. Nelle minute che accompagnavano gli incontri di Sbf con il team di Sequoia compaiono affermazioni del tipo "a uno così gli darei qualsiasi somma". Insomma, anche qui il cosiddetto Halo Effect, l'effetto aureola coniato da Edward Thorndike è stato decisivo, confermando però una tendenza che vale non solo per le persone fisiche ma anche per le istituzioni.

Quindi, Autocertificazione dell'establishment + Halo effect sono stati davvero un mix devastante. Ne vedremo altri. Caveat emptor quindi, e l'unico lato positivo della vicenda è che un po' più di investitori guarderanno con maggiore attenzione e spirito critico anche rganizzazioni che alimentano il mito di essere in possesso di disciplina rigorosa negli investimenti. E che invece sembrano essere diventati dei santoni della cosiddetta (scusate la volgarità) Bullshit Economy, densa di autoreferenzialità.

La domanda però è: la crypto currency è solo la punta dell'iceberg? Qual è il business più a rischio di implosione dopo le crypto, se ce n'è uno in particolare? Qui occorre prendere le cose con le pinze. Molti sul mercato stanno vaticinando il futuro in direzione contraria alle proprie posizioni sul mercato. C'è un enorme short (posizioni ribassiste allo scoperto), lo si è visto giovedì 10 quando il Nasdaq ha fatto +6% in un giorno. A Wall street si usa dire "They are talking their own book" e il book è il registro delle posizioni in vendita o in acquisto. Verosimilmente nell'ultimo mese i ribassisti hanno preso qualche bella botta. Nikolaos Panigirtzoglou di JPMorgan ha stimato che i trader cosiddetti fast-money sono stati costretti a comprare 225 miliardi di dollari di azioni e obbligazioni in due sole sessioni di trading di due settimane fa. Con il raffreddarsi dei dati sui prezzi al consumo in Usa, molti sono stati costretti il 10 e 11 novembre a ricoprirsi da short per un totale di circa 150 miliardi di dollari in azioni e 75 miliardi di dollari in titoli a reddito fisso.

Ciò non toglie che nelle fasi di mercato al ribasso (il bear market) ci siano rally violentissimi guidati dalle ricoperture delle vendite al ribasso. I mercati finanziari non li controlla nessuno, anche se vi rassicurano dicendo il contrario. Sono come una muta di dobermann diventata troppo numerosa, un meccanismo globale enorme che sintetizza nei prezzi la visione di consensus - o prevalente - in un dato momento. Quando il consensus diventa eccessivamente sbilanciato, spesso nei mesi successivi succede il contrario.Guardando agli ultimi 10 anni, incluso quello in corso, abbiamo assistito a una grandissima bolla sincronizzata delle valutazioni delle asset class, che una dietro l'altra sono cresciute enormemente e poi una dietro l'altra stanno sgonfiandosi. La causa che le unisce tutte con un filo rosso è la politica di QE di tassi a zero o negativi tenuta a lungo dalle banche centrali, per ragioni anche di sopravvivenza del sistema. Le menti dei partecipanti al mercato hanno gradualmente preso consapevolezza che questi tassi zero sarebbero durati e hanno iniziato a immaginare scenari di lungo termine o quasi permanenti. Questo ha gradualmente innescato uno spostamento dell'asset allocation verso investimenti a maggiore rischio e maggiore speculazione e anche incoraggiato l'accumulo di leva ai fini speculativi e premiato gli investimenti a leva.Ora, anche se sembra che molti vogliano ancora credere che si tornerà ai tassi a zero, questo periodo storico è invece probabilmente finito.

E quindi? Quindi è plausibile attendersi che una dietro l'altra, queste bolle si sgonfieranno. Le prime sono state quelle con meno sostanza: le cripto, le Spac, le start-up che perdono soldi Ma è altrettanto plausibile che il processo di ridimensionamento impatterà tutte le asset class e tutti i business model che hanno beneficiato e/o abusato della leva a costo risibile. Quindi, anche Private Equity e Real Estate dovranno prendere atto dolorosamente che i ritorni passati sono passati e che il futuro sarà molto diverso.

red

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2108:33 nov 2022


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