L'anno scorso la Gran Bretagna ha tenuto il suo primo ciclo di licenze per l'esplorazione di petrolio e gas dal 2019, e il Governo ha dichiarato di voler incrementare la produzione nazionale di idrocarburi, mentre l'Europa si allontana dal carburante russo e dopo l'impennata dei prezzi dell'energia.

Greenpeace afferma che il Governo e l'ente regolatore per il petrolio e il gas NSTA dovrebbero prendere in considerazione le emissioni derivanti dalla combustione del petrolio e del gas prodotti come risultato del ciclo di licenze, piuttosto che le sole emissioni derivanti dal processo di estrazione.

In genere, i gas a effetto serra rilasciati dalla combustione, noti come Scope 3, rappresentano circa il 90% delle emissioni di idrocarburi.

"Abbiamo ricevuto un avvertimento dopo l'altro: non ci deve essere nuovo petrolio, e ora il tempo sta per scadere. Eppure il Governo continua a ignorare gli esperti, approvando nuovi impianti petroliferi e di gas senza nemmeno preoccuparsi di verificare l'impatto climatico completo", ha dichiarato Philip Evans, responsabile delle campagne sul clima di Greenpeace UK.

Una precedente causa intentata da Greenpeace su un giacimento petrolifero offshore di BP, basata su un'argomentazione simile, non ha avuto successo in un tribunale scozzese nel 2021.

Altre due cause intentate per motivi di emissioni Scope 3 contro un giacimento di gas Shell nel Mare del Nord e un giacimento petrolifero onshore in Inghilterra sono ancora in attesa di sentenze nei prossimi mesi.

Un portavoce della NSTA ha dichiarato di non voler commentare le questioni legali in corso.

Un portavoce del Governo ha sottolineato l'importanza della sicurezza energetica, aggiungendo che, nonostante gli investimenti significativi in progetti rinnovabili e nucleari, "la transizione verso forme di energia non fossili non può avvenire da un giorno all'altro".