La Corte Costituzionale italiana ha stabilito giovedì che una parte dell'imposta sul reddito d'impresa del 2022, che grava sulle società energetiche, è illegittima, una decisione che potrebbe avere ripercussioni sulle tese finanze pubbliche di Roma.

La sentenza apre la strada alle aziende per richiedere rimborsi parziali e limita la possibilità di imporre tasse simili in futuro, hanno detto a Reuters due fonti che hanno familiarità con la questione.

Nel 2022, l'allora primo ministro Mario Draghi introdusse un'imposta una tantum che permise al Tesoro di incassare 2,8 miliardi di euro (2,99 miliardi di dollari), nonostante le critiche e il rifiuto di pagare da parte di numerose aziende.

Secondo lo schema, le aziende avrebbero dovuto pagare un'aliquota del 25% di un valore basato su operazioni soggette all'imposta sulle vendite IVA. L'introito fiscale è stato utilizzato per finanziare misure di soccorso per le famiglie e le imprese colpite dagli alti costi energetici innescati dall'invasione russa dell'Ucraina.

Ma il prelievo era illegale perché includeva le accise nella base imponibile che le aziende erano costrette a utilizzare per calcolare le somme da pagare, secondo la sentenza.

"L'eccezionalità del momento e la natura temporanea del prelievo non possono essere considerate una giustificazione per l'introduzione di qualsiasi forma di tassazione", ha dichiarato la Corte Costituzionale nella sua sentenza.

Una delle fonti ha detto che l'impatto sulle finanze pubbliche potrebbe essere limitato, perché il Tesoro sarà in grado di compensare eventuali rimborsi con le somme raccolte dalle aziende che non hanno ancora pagato il prelievo.

Il deficit di bilancio dell'Italia per il 2023 si è attestato al 7,4% del PIL, il più alto dell'Unione Europea a 27 Paesi. Il Tesoro prevede di portare il divario fiscale al di sotto del limite del 3% fissato dall'UE solo nel 2026.

La Corte dovrà anche pronunciarsi sulla legittimità della tassa sull'energia introdotta dal Primo Ministro Giorgia Meloni solo per il 2023, che ha raccolto quasi 3,5 miliardi di euro da 7.000 produttori e venditori di elettricità, gas e prodotti petroliferi.

Questo prelievo aveva un'aliquota pari al 50% della parte del reddito aziendale del 2022 che era superiore di almeno il 10% rispetto al reddito medio dichiarato tra il 2018 e il 2021.

(1 dollaro = 0,9350 euro)