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Top/Flop della settimana |
Top
Flop
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Materie prime |
Energia: Questa settimana il clima dei mercati petroliferi è cambiato, con un calo di circa il 6% a causa delle cupe prospettive dell'OPEC. Nel suo ultimo rapporto mensile, il cartello ha abbassato le previsioni di crescita della domanda 2022 e 2023, rispettivamente di 460.000 e 360.000 barili al giorno. L'OPEC punta il dito contro gli effetti dell'inflazione e del rallentamento economico globale come ragioni della revisione. Il Brent del Mare del Nord è quotato a circa 92 dollari, mentre il WTI statunitense è a 86 dollari al barile. Metalli: Dopo l'LME, che sta valutando di imporre restrizioni sui metalli russi, adesso è il turno di Washington di attaccare Mosca: secondo Bloomberg gli Stati Uniti starebbero valutando di vietare o aumentare i dazi doganali sull'alluminio russo. I prezzi dell'alluminio sono così balzati a circa 2360 dollari per tonnellata metrica. Ricordiamo che la Russia è il secondo produttore di alluminio dopo la Cina. Per quanto riguarda i metalli preziosi, l'oro ha ripreso a scendere fino a 1650 dollari, penalizzato dall'accelerazione dell'inflazione negli Stati Uniti. Prodotti agricoli: A inizio settimana gli operatori hanno preso atto dell'ultimo rapporto del Dipartimento dell'Agricoltura degli Stati Uniti (USDA), che ha ridotto le stime di produzione di grano e mais per la stagione 2022/2023 a causa della diminuzione delle superfici coltivate. Inoltre, la nuova escalation delle tensioni in Ucraina, dove le città dietro la linea del fronte sono state bombardate dalla Russia, sta sollevando timori in quanto al rispetto dell'accordo ucraino per l'esportazione di cereali nel Mar Nero. A Chicago il grano è quotato attorno ai 900 centesimi per bushel, contro i 690 centesimi del mais. |
Macroeconomia |
Clima: Un vero e proprio caos. Due eventi hanno caratterizzato la settimana. I dati sull'inflazione negli Stati Uniti da una parte e la saga economica britannica dall'altra. In Gran Bretagna la partita tra la Banca d'Inghilterra e Liz Truss si è risolta in gran parte a vantaggio della più anziana delle due signore. Il primo ministro ha licenziato il suo effimero ministro delle Finanze, Kwasi Kwarteng, che è chiaramente servito da capro espiatorio dopo il fiasco degli annunci di riduzione delle tasse. La storia ci dirà se ciò contribuirà a ripulire un po' l'immagine dell'inizio del suo mandato. Parallelamente, l'inflazione statunitense di settembre ha superato le aspettative. Ma in una mossa improbabile come solo i mercati finanziari sanno fare, le azioni sono rimbalzate in direzione opposta alla loro reazione abituale. Tassi: I gilt, titoli di stato britannici, questa settimana hanno attraversato tutte le fasi, sballottati tra dichiarazioni da una parte e dall'altra. La partenza di Kwasi Kwarteng e gli sforzi della Banca d'Inghilterra per calmare la situazione hanno nettamente disteso gli animi. Il rendimento del debito britannico a dieci anni è passato dal 5% a meno del 4% in pochi giorni. Il miglioramento si è esteso al continente, dove l'OAT francese è sceso al 2,80% e il Bund tedesco al 2,19%, tornando sulle posizioni di venerdì scorso. Negli Stati Uniti, il decennale è al 3,93%, un livello che tutto sommato è cambiato poco nonostante i dati sull'inflazione ancora surriscaldati. Il mercato è ormai quasi convinto che la Fed aumenterà nuovamente i tassi di 75 punti base all'inizio di novembre, ma è ormai la norma. Ci si abitua a tutto. Valute: In settimana l'euro e il dollaro si sono globalmente neutralizzati, con un tasso di cambio attorno a 0,97255 euro per 1 dollaro venerdì. La sterlina ha ripreso un po' di colore con il cambio di rotta politico del governo britannico. Alla fine della settimana eravamo su 0,8678 euro per 1 sterlina. Il dollaro rimane generalmente stabile rispetto a tutte le valute e continua a salire rispetto allo yen. A 147,72 JPY per 1 dollaro, la valuta giapponese viene scambiata a un livello inferiore a quello a cui la Banca del Giappone aveva ritenuto necessario intervenire a inizio mese. Dal 1° gennaio, il biglietto verde è salito del 28% rispetto allo yen, a causa delle politiche monetarie fortemente divergenti tra i due Paesi*. Criptovalute: Le settimane si susseguono e si assomigliano per gli asset digitali. Il leader del settore, il bitcoin, si aggira attorno ai 19.000 dollari da un mese, mettendo in pausa la spirale infernale ribassista che ha attraversato negli ultimi tempi. Per il momento, in un contesto macroeconomico ancora preoccupante, il minimo rimbalzo tecnico appare relativamente fragile, a riprova del fatto che gli investitori istituzionali, professionali e privati sono ancora diffidenti nei confronti delle criptovalute. Calendario: L'inizio della settimana sarà caratterizzato dall'annuncio della prima stima della crescita del PIL cinese per il 3° trimestre (martedì). Seguiranno l'indice dei prezzi al consumo del Regno Unito per il mese di settembre (mercoledì) e l'indice manifatturiero della Fed di Philadelphia (giovedì). James Bullard, uno dei membri della Fed più in vista del momento, terrà un discorso nella notte tra mercoledì e giovedì. Per quanto riguarda le aziende, la prossima settimana alcuni dei big annunceranno i loro risultati trimestrali, in particolare Johnson & Johnson, Roche, Netflix, Tesla, Nestlé, ASML, IBM e L'Oréal. |
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*La performance settimanale degli indici e delle azioni si riferisce al periodo che va dall'apertura dei mercati il lunedì alla preparazione di questa newsletter il venerdì. La performance settimanale di materie prime, metalli preziosi e valute si riferisce a un periodo di 7 giorni da un venerdì al successivo, fino alla preparazione di questa newsletter. Tali attività continuano la loro quotazione nei weekend. |