L'inflazione cinese di venerdì si aggiudica i riflettori sui dati in Asia, al termine di una settimana in cui i commenti da falco della Fed hanno tolto un po' di smalto agli asset di rischio, mentre gli investitori riflettono anche sulle implicazioni di mercato dell'aggravarsi delle tensioni politiche tra Cina e Stati Uniti.

Si prevede che l'inflazione dei prezzi al consumo a gennaio sia aumentata dello 0,7% sul mese e ad un tasso annuo del 2,2%, in aumento rispetto allo 0,0% e all'1,8%, rispettivamente, in quanto l'economia si sta riprendendo dopo la paralisi della pandemia COVID-19.

Da sola, la riapertura economica probabilmente accelererà la crescita e l'inflazione quest'anno. Gli economisti di UBS prevedono una crescita di circa il 5%, alimentata da una crescita dei consumi del 7%, mentre gli analisti di Goldman Sachs prevedono che un "processo di riapertura più rapido del previsto" porterà nel 2023 una crescita del PIL reale del 5,5%.

Ma le immense sfide strutturali - come il settore immobiliare sovra-liberato e sommerso dal debito - sono ora aggravate dall'aumento del rischio geopolitico grazie alla crisi dei palloncini spia.

Un alto funzionario del Dipartimento di Stato ha dichiarato giovedì che gli Stati Uniti valuteranno la possibilità di intraprendere azioni contro le entità collegate all'esercito cinese che hanno sostenuto il volo del pallone spia cinese nello spazio aereo degli Stati Uniti la scorsa settimana.

L'amministratore delegato di JP Morgan, Jamie Dimon, ha dichiarato mercoledì a Reuters che intende visitare la Cina e che il dialogo e la comunicazione su tutte le questioni tra le due superpotenze sono fondamentali. "Non parlare porterà a un cattivo risultato".

Ma altri potrebbero non vederla così. Il deterioramento delle relazioni sino-statunitensi potrebbe incoraggiare alcuni investitori e aziende a riconsiderare la loro esposizione alla Cina, influenzando potenzialmente gli asset cinesi e ripercuotendosi su altri, come le azioni europee e i Treasury statunitensi.

Al momento, le azioni cinesi, l'indice tecnologico Hang Seng e l'indice MSCI Asia ex-Japan sono pronti a chiudere in rosso per la seconda settimana consecutiva. L'indice S&P 500 e l'indice MSCI World sono in procinto di registrare il maggior calo settimanale in quasi due mesi.

Nonostante i singoli sviluppi economici e azionari - come il forte calo dell'inflazione tedesca o l'impennata del prezzo delle azioni Disney di giovedì - il quadro generale è quello di tassi 'più alti più a lungo'. Si veda l'Australia, l'India e la Svezia questa settimana.

E, naturalmente, la Fed. Wall Street sta valutando un tasso terminale per quest'anno comodamente sopra il 5%, con appena 10 punti base di allentamento entro la fine dell'anno. Gli asset di rischio si stanno riprezzando di conseguenza.

Ecco tre sviluppi chiave che potrebbero fornire ulteriori indicazioni ai mercati venerdì:

- Inflazione cinese CPI e PPI (gennaio)

- Inflazione dei prezzi delle merci in Giappone (gennaio)

- Produzione industriale dell'India (dicembre)