Uno sguardo alla giornata che ci attende sui mercati asiatici. Il clima degli scambi e degli investimenti in Asia potrebbe essere un po' incerto martedì, con l'entusiasmo suscitato dalle ultime misure della Cina per sostenere i suoi mercati, compensato da un'altra impennata dei rendimenti obbligazionari statunitensi e dallo slittamento delle aspettative di taglio dei tassi USA.

Il calendario economico dell'Asia e del Pacifico prevede la pubblicazione dei dati sulla spesa delle famiglie giapponesi, l'inflazione al consumo dalle Filippine e da Taiwan, e il grande appuntamento: l'ultima decisione sui tassi di interesse e la guida della Reserve Bank of Australia (RBA).

Il dollaro australiano sarà senza dubbio influenzato dal Governatore della RBA Michele Bullock, mentre le valute, le azioni e le obbligazioni della regione continuano a risentire delle oscillazioni dei Treasury statunitensi e del dollaro.

Dopo il frizzante rapporto sui posti di lavoro negli Stati Uniti di venerdì e l'ultimo segnale del Presidente della Federal Reserve Jerome Powell, che ha dichiarato che i tassi non saranno tagliati a marzo, i rendimenti dei Treasury e il dollaro sono in piena corsa.

Il rendimento a 10 anni è salito di 30 punti base da venerdì, il più grande rialzo di due giorni dal giugno 2022, e il rendimento a due anni è salito di 25 punti base, di fatto un rialzo dei tassi di un quarto di punto.

Le aspettative di taglio dei tassi della Fed per quest'anno sono crollate a 115 punti base, rispetto ai 160 punti base di qualche settimana fa, e il dollaro è ai massimi da 11 settimane.

L'inasprimento delle condizioni finanziarie a questo ritmo è raramente una buona notizia per i mercati emergenti.

I titoli asiatici sono scesi ampiamente lunedì, anche se la Cina è salita dopo che Pechino ha svelato alcune misure di sostegno per gli sviluppatori immobiliari in difficoltà e l'autorità di regolamentazione dei titoli del Paese ha rafforzato il controllo dei prestiti a margine e delle vendite allo scoperto.

Secondo un sondaggio Reuters tra gli economisti, la RBA dovrebbe lasciare il tasso di liquidità al 4,35%, massimo da 12 anni, e mantenerlo almeno fino alla fine di settembre.

L'inflazione sta scendendo - ha toccato un minimo di due anni del 4,1% alla fine dell'anno scorso - ma è ancora ben al di sopra del range target del 2%-3% della banca centrale. La RBA è stata una delle ultime banche centrali a partecipare al ciclo di inasprimento globale, quindi potrebbe essere una delle ultime a cambiare completamente rotta.

I prezzi del mercato monetario sono un po' più dovish, in quanto i trader prevedono un taglio dei tassi di un quarto di punto per agosto. D'altra parte, si prevedono solo 45 punti base di tagli entro la fine di quest'anno, il minimo di tutte le banche centrali del G10, ad eccezione di quella giapponese, che è pronta ad aumentare i tassi.

Il dollaro australiano è ai minimi da metà novembre, ma potrebbe anche trarre sostegno dalla posizione percepita come 'falco' della RBA rispetto alle altre banche centrali del G10.

Dopo aver perso circa l'1,3% negli ultimi sei mesi, ha resistito meglio della sterlina (-1,7%), dell'euro (-2,4%), dello yen giapponese (-4,5%) e del franco svizzero (-5%).

Ecco gli sviluppi chiave che potrebbero fornire una maggiore direzione ai mercati martedì:

- Decisione sui tassi d'interesse in Australia

- Inflazione nelle Filippine (gennaio)

- Giappone spesa delle famiglie (dicembre)