Energia: le tensioni in Medio Oriente non accennano a diminuire, sostenendo i prezzi del petrolio. L'attraversamento del Mar Rosso rimane incerto a causa della minaccia degli Houthi yemeniti, mentre a Gaza il pesante tributo pagato dai civili palestinesi sta complicando notevolmente i negoziati su un possibile cessate il fuoco. Il petrolio rimane bloccato all'interno di una ristretta fascia di prezzo, a riprova del fatto che la comunità finanziaria sta vacillando tra la prospettiva di tagli dei tassi delle banche centrali e la dinamica della domanda di petrolio, in particolare in Cina. Negli Stati Uniti le scorte settimanali sono aumentate ancora una volta, di circa 4 milioni di barili. In termini di prezzi, il greggio è salito di circa il 3% questa settimana, con il Brent e il WTI scambiati rispettivamente a 83 e 78,90 dollari.

Metalli: una settimana altalenante per i prezzi dei metalli industriali. Gli ultimi dati economici cinesi sul settore manifatturiero del Paese non hanno fornito ulteriore visibilità sulla domanda di metalli, poiché il PMI manifatturiero ufficiale è rimasto in area di contrazione (49,1 punti), mentre quello compilato da Caixin è rimasto in territorio di crescita, a 50,9 punti. Il rame è scambiato a circa 8.400 dollari al London Metal Exchange. Per quanto riguarda i metalli preziosi, l'oro ha registrato una forte accelerazione fino a 2.100 dollari, grazie a una tregua dei rendimenti obbligazionari. Sebbene l'oro (denominato in dollari) sia salito solo del 2% dal 1° gennaio, ha comunque guadagnato il 21% in 3 anni e il 60% in 5 anni.

Prodotti agricoli: poche variazioni a Chicago, dove i prezzi dei cereali stentano a riprendersi, con mais e grano che si scambiano rispettivamente intorno a 430 e 575 centesimi per bushel. In Europa, la Commissione europea ha leggermente rivisto al rialzo le stime sulla produzione di mais (da 61,4 a 62,3 milioni di tonnellate), ma non quelle sulla produzione di grano, che sono state riviste al ribasso (da 125,9 a 125,6 milioni di tonnellate).