Energia: un po' di respiro per i prezzi del petrolio, che si sono stabilizzati dopo tre settimane di forti aumenti. Il tono più hawkish della Federal Reserve, che ha avvertito che i tassi di interesse di riferimento potrebbero rimanere alti più a lungo di quanto pensassero gli analisti finanziari, ha pesato sugli asset a rischio, petrolio incluso. Tuttavia, per il momento, il consolidamento dei prezzi procede senza problemi, con il Brent che continua a essere scambiato a circa 93 dollari. Il WTI ha addirittura guadagnato terreno nell’ultima settimana grazie alle scarse scorte statunitensi. Il benchmark statunitense è scambiato a circa 89 dollari al barile. In Europa, i prezzi del gas naturale sono tornati a salire, a 40 euro/MWh, nonostante la fine degli scioperi negli impianti di gas naturale liquefatto di Chevron in Australia. 

Metalli: il rame è meno resistente rispetto al petrolio e torna a scendere. Gli ultimi dati del London Metal Exchange non sono stati d'aiuto, in quanto hanno mostrato un ulteriore aumento delle scorte di rame, smorzando le preoccupazioni sulle difficoltà di approvvigionamento. Sul fronte dei prezzi, il rame è sceso a 8.100 dollari la tonnellata. Per quanto riguarda i metalli preziosi, l'oro è rimasto stabile a 1.915 dollari questa settimana. Si tratta di una performance piuttosto buona, visto l'aumento dei rendimenti obbligazionari. 

Prodotti agricoli: proprio come è accaduto nei comparti energia e metalli, i prezzi dei cereali sono scesi questa settimana a Chicago, con un bushel di mais scambiato a circa 475 centesimi rispetto ai 590 centesimi di un bushel di grano.