ROMA (MF-DJ)--"Purtroppo la pandemia non è finita. Anzi, a dicembre e in questi primi giorni di gennaio sta riprendendo con forza ed ha già penalizzato in maniera inaspettata diversi settori produttivi, a cominciare dal turismo e dai trasporti. Inoltre, la rinnovata emergenza pandemica si somma alla crisi energetica che vede aggravi di pesante
rilievo per gli approvvigionamenti e il funzionamento delle imprese. La riduzione delle misure di sostegno alla liquidità delle imprese era stata
pensata all'inizio dell'autunno quando non era immaginabile la nuova
ondata pandemica. Quindi, persistendo la gravità della pandemia, vanno
prorogate anche le misure a sostegno della liquidità a favore delle
imprese".
Lo ha detto al Messaggero il presidente dell'Abi, Antonio Patuelli, in merito alla lettera inviata al premier, Mario Draghi, per chiedere al
governo la conferma dei sostegni alle imprese, e all'Eba di essere
flessibile sulle moratorie.
"Per evitare che vi sia una crisi di liquidità delle imprese e che essa si trasformi in insolvenza occorre rendere più sostenibile il peso
dell'indebitamento cresciuto a seguito degli effetti della pandemia: sono
necessarie misure per la ristrutturazione dei prestiti, ad esempio
attraverso un allungamento dei piani di ammortamento. Queste misure di
ristrutturazione -ha spiegato- sono oggi rese difficili da una regola
dell'Eba che al superamento della soglia dell'1% della differenza tra il
valore attuale del debito originario e il valore del debito ristrutturato
richiede che l'intera posizione del debitore venga riclassificata come
credito deteriorato".
Sarebbe paradossale, "quindi occorre che questa soglia sia, almeno temporaneamente, ampliata al 5% come già richiesto oltre che dall'Abi
anche dalla Federazione bancaria europea".
"Il calendar provisioning -ha continuato il presidente dell'Abi- dispone accantonamenti automatici crescenti al semplice decorrere del tempo, indipendentemente dall'effettiva possibilità di recupero del credito. Questa regola rende più difficile e oneroso per le banche offrire al debitore misure di ristrutturazione dei prestiti su cui vi sono difficoltà di rimborso, e crea un incentivo a vendere a operatori spesso non bancari i crediti deteriorati con effetti negativi per la banca e il debitore".
La nuova definizione di default "può avere effetti pro-ciclici negativi perché un ritardo di pagamento superiore a 90 giorni e per importi anche
di soli 100 euro, se il debitore è persona fisica o piccola impresa, e di 500 per le altre imprese, determina la classificazione del debito a deteriorato. Questa regola non tiene conto dei cronici ritardi di pagamento in Italia, a cominciare da quelli delle pubbliche amministrazioni, e quindi può determinare un abnorme incremento di posizioni deteriorate". Su questo aspetto "abbiamo sollecitato a più
riprese una maggiore flessibilità nell'applicazione della norma per
assicurare massima informazione per i debitori, vale a dire le imprese e
le persone fisiche".
Nonostante il Covid, le banche italiane si apprestano a chiudere un 2021 con risultati lusinghieri. "Il 2021 è un anno di transizione verso un 2022 che speravamo fosse di ripresa piena, ma che ora è già penalizzato dal rigurgito grave della pandemia. Lo scorso anno per le banche ha riflesso i momenti di ripresa di gran parte delle imprese, mentre le moratorie hanno ibernato e rinviato i problemi di quelle in difficoltà".
Per il 2022, "salvo che l'Ue si convinca che la pandemia non è finita, non ci potranno essere nuove moratorie e, quindi, dovranno emergere maggiormente le crisi delle imprese, con conseguenze anche per le banche che dovranno fare più accantonamenti".
L'Europa ha rinviato al 2025 le riforme su Basilea 3+ con possibili incrementi del 3-5% dei requisiti sul capitale degli istituti. "Pur
apprezzando le flessibilità e i tempi lunghi di implementazione di alcune
delle misure previste dal documento posto in consultazione da Bruxelles,
la preoccupazione è che aumentino gli assorbimenti di capitale per le
banche e si riduca la disponibilità di credito per l'economia. Ciò in
una fase di perduranti e rilevanti difficoltà delle imprese anche a causa
dei forti rincari nei prezzi dell'energia e delle difficoltà nelle catene
degli approvvigionamenti sul fronte delle materie prime e dei componenti
elettronici", ha concluso.
vs
(END) Dow Jones Newswires
January 05, 2022 05:00 ET (10:00 GMT)