Di seguito sono riportati cinque grafici che mostrano come il più grave conflitto europeo dalla Seconda Guerra Mondiale abbia influenzato i mercati finanziari globali negli ultimi 12 mesi.

1) IL PIÙ SICURO TRA I BENI RIFUGIO

Sono molte le ragioni per cui il "re" dollaro ha regnato sovrano nell'ultimo anno: una di queste è lo status di bene rifugio per eccellenza nei momenti di incertezza. Anche le conseguenze economiche della guerra, che hanno colpito duramente valute come l'euro, hanno sostenuto il dollaro.

Il biglietto verde è sotto i massimi di venti anni di settembre, ma è comunque in rialzo dell'8% rispetto a un paniere di valute dall'inizio del conflitto.

L'impatto su altri beni rifugio come i titoli di Stato invece è complicato. Sì, i prezzi delle obbligazioni statunitensi ed europee sono saliti nei giorni successivi all'invasione russa, dato che gli investitori cercavano sicurezza nei titoli di alta qualità.

Ma presto sono scesi e i rendimenti sono balzati perché la guerra ha innescato uno shock energetico e un'impennata dell'inflazione, mentre le banche centrali hanno reagito con rialzi aggressivi dei tassi. Il rendimento del Bund decennale tedesco ha raggiunto il 2,4% da appena lo 0,2% del 23 febbraio 2022..

2) IL BRUTTO COLPO DEI GASDOTTI

La guerra in Ucraina ha portato con sé una crisi energetica senza precedenti. La riapertura post-Covid aveva già fatto aumentare i prezzi di qualsiasi cosa, dal petrolio al carbone al gas naturale. Ma quando i carri armati russi sono entrati in Ucraina a fine febbraio, i prezzi del gas naturale in Europa sono lievitati di quasi il 400% in due settimane. Ad agosto, erano più alti del 700% rispetto a un anno prima.

Prima della guerra, la Russia forniva oltre il 30% del gas europeo, la maggior parte del quale consegnato attraverso una rete di gasdotti lunga migliaia di chilometri. Dopo le sanzioni occidentali, i flussi di gas si sono prosciugati. I prezzi dell'energia sono saliti alle stelle, con la minaccia di blackout, di una recessione e di un preoccupante ritorno a fonti di combustibile più inquinanti.

Fortunatamente, l'inverno si è rivelato mite e l'Europa ha trovato altri fornitori, riportando il prezzo del gas a circa 50 MWh, il più basso dall'agosto 2021. Tuttavia, c'è un ritardo di circa 6-9 mesi tra ciò che accade sul mercato all'ingrosso e ciò che accade nelle bollette dei consumatori, il che significa che il duro picco di quasi 350 MWh registrato lo scorso agosto - equivalente a un prezzo del petrolio di oltre 200 dollari al barile - non ha nemmeno iniziato a essere avvertito.

3) CIBO PREZIOSO

I prezzi dei prodotti alimentari, che già acceleravano nel 2021 dopo il Covid-19, hanno registrato un'ulteriore corsa dopo l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia sui timori di scarsità dell'offerta e di problemi nel commercio dal Mar Nero.

L'anno scorso l'indice medio dei prezzi dell'agenzia alimentare delle Nazioni Unite ha raggiunto il livello più alto mai registrato, con un aumento del 14,3% rispetto all'anno precedente. L'indice aveva già guadagnato il 28% nel 2021.

L'aumento dei costi dell'energia e dei fattori di produzione, le condizioni climatiche avverse e la continua forte domanda alimentare globale stanno intensificando la pressione. Nell'intero 2022, quattro dei cinque sottoindici alimentari - cereali, carne, prodotti lattiero-caseari e oli vegetali - hanno raggiunto livelli record.

Le pressioni sui prezzi dei prodotti alimentari si stanno allentando, ma ciò non attenua l'impatto su molti Paesi in via di sviluppo, dove i prezzi dei prodotti alimentari e dell'energia rappresentano una quota maggiore di spesa. Gli shock legati alla pandemia da Covid-19 e alla guerra in Ucraina implicano che è improbabile che il mondo raggiunga l'obiettivo di lungo termine di porre fine alla povertà estrema entro il 2030, ha avvertito la Banca Mondiale.

4) QUESTIONE RUBLO

L'ultimo anno ha visto forti oscillazioni per la valuta russa: un crollo di oltre il 50% dopo l'invasione fino ai minimi storici di marzo, seguito da un aumento di oltre il 200% ai massimi pluriennali di giugno, grazie all'impennata dei prezzi dell'energia, alle restrizioni sul cambio e all'aumento dei tassi di interesse da parte della banca centrale. Dodici mesi dopo, il rublo è ritornato ampiamente alla media a 12 mesi pre guerra.

La Russia vuole un rublo più debole per incrementare i ricavi da idrocarburi, che contribuiscono a colmare il crescente deficit di bilancio e la crescita della spesa interna dovuta all'impennata dei costi della guerra in Ucraina. Ma sta anche cercando di puntellare le sue finanze vendendo le riserve di valuta estera, e a gennaio ha iniziato a intervenire per la prima volta in quasi un anno. Solo a dicembre Mosca ha bruciato 38 miliardi di dollari del suo fondo per le emergenze, il National Wealth Fund, per coprire il deficit.

Nuove pressioni sulla valuta potrebbero arrivare dalle sanzioni: i membri Ue dovrebbero approvare un decimo pacchetto in occasione dell'anniversario dell'invasione russa.

5) DUE SCENARI PER LE BANCHE UE

Anche le banche europee sono state impattate dall'invasione dell'Ucraina da parte di Mosca. Da allora, quelle che hanno ridotto i legami hanno sovraperformato, mentre quelle che non l'hanno fatto continuano a vederne le conseguenze in borsa.

Lunedì scorso Raiffeisen Bank International ha subito il peggior calo giornaliero dall'inizio della guerra, dopo che la banca austriaca ha attirato l'attenzione delle autorità statunitensi per le sanzioni a causa delle sue attività in Russia. Il titolo della banca, profondamente radicata nel sistema finanziario russo, è crollat0 di oltre il 40% dall'inizio del 2022.

La francese Societe Generale ha venduto la controllata russa Rosbank a maggio, con un impatto di 3 miliardi di euro. UniCredit ha ridotto di due terzi l'esposizione transfrontaliera in Russia, ma possiede ancora uno dei 15 principali istituti di credito russi. La banca si è impegnata a ridurre la propria presenza, il che ha rassicurato gli investitori. Le azioni di SocGen e UniCredit sono rimbalzate dopo il calo sofferto in seguito all'invasione.

(Tradotto da Chiara Scarciglia, editing Sabina Suzzi)