La debolezza della crescita cinese ha molte ripercussioni, innanzitutto sul mercato dei cambi. Se lo yuan risente del differenziale di remunerazione rispetto al dollaro e all'euro, in realtà è tutta l'Asia a risultare coivolta: lo yen, il kiwi, l'aussie, ma anche il bat thailandese e il won coreano, solo per citare alcune valute. Il grafico qui sotto mostra l'andamento di una decina di valute asiatiche rispetto al dollaro USA. Come minimo, possiamo dire che la situazione non è buona.

(Fonte: Bloomberg)

Possiamo cercare di tranquillizzarci poiché l'indice del dollaro ha una media mobile a 200 giorni che si attesta intorno al livello di 103,50. Un netto superamento di questo livello contrasterebbe l'andamento ribassista e aprirebbe un potenziale di rialzo intorno a 107,10/15. Allo stesso tempo, terremo d'occhio la zona di supporto a 1,0816/1,0760 per l'euro, la cui rottura aprirebbe quindi a 1,0440/05.

L'USDCNY è vicino ai suoi massimi di ottobre 2022 a 7,327, ma l'assenza di segnali negativi sufficenti suggerisce che continuerà a salire fino a +/- 7,40. La struttura del rialzo dell'USDJPY è molto simile, e fa pensare che potrebbe raggiungere 147,93/148,28 prima di un possibile ritorno ai picchi del 2022 a 151,95.