ROMA (MF-DJ)--Il gruppo bergamasco studia altri target per ampliare le sue competenze e il vice presidente esecutivo apre all'ipotesi che in caso di maxi operazioni i Bombassei possano diluire la loro quota, senza perdere il controllo. Il portafoglio ordini per i prossimi 3-5 anni pone Brembo in una invidiabile comfort zone. Ma chi guida il gruppo bergamasco, leader mondiale nei sistemi frenanti, guarda oltre. E dunque Matteo Tiraboschi, vicepresidente esecutivo, terza generazione al comando accanto al presidente Alberto Bombassei, dice senza remore "siamo obbligati a crescere poiché, dopo 15 mesi di profonda riflessione innescati dalla pandemia, stiamo entrando in una lunga fase espansiva mondiale e vogliamo essere tra quanti sapranno interpretarla».

Per accelerare lo sviluppo di Brembo "da inizio anno, il gruppo ha maturato due acquisizioni. Le ultime di una lunga serie. Quasi tutte tese a completare la gamma prodotti in catalogo. La più recente, ossia la catalana J. Juan, realizza circa 60 milioni di ricavi esclusivamente vendendo freni per moto. Ma al quartier generale della multinazionale bergamasca dislocato al parco tecnologico Kilometro Rosso, disegnato da Jean Nouvel lungo l'autostrada Serenissima, non pensano più "solo" a acquisizioni per integrare il ventaglio dei prodotti. «Stiamo valutando una crescita inorganica che possa sia creare valore che arricchire il prodotto finale", dice Tiraboschi aggiungendo che "acquisizioni in verticale e orizzontale devono avere con noi una identità comune su ricerca e innovazione. Di qui in avanti, dobbiamo integrare imprese avanzate in tema di elettrificazione, software, analisi dei dati. Di questo dovremo occuparci per allungare la catena del valore e continuare a distinguerci come solido punto di riferimento nel settore».

In caso di operazioni di taglia straordinaria "la famiglia è innamorata della sua azienda, ma senza perdere controllo e gestione può discutere serenamente di non avere la maggioranza assoluta. Del resto, non sarebbe la prima volta", spiega Tiraboschi ricordando che Bombassei negli anni '80, per finanziare la crescita cedette il 60% al socio americano Kelsey- Hayes, salvo poco dopo, con il fondo Bc Partners e poi con la Borsa, riprendere il controllo. Nel 2007 - 30 anni dopo - dallo stesso socio americano, acquisì il ramo freni per espandersi esponenzialmente negli Stati Uniti. Oggi il Nord America vale oltre il 25% dei ricavi. Le acquisizioni sono una costante nella storia di Brembo. Una componente essenziale per spiegare come negli ultimi 10 anni il fatturato sia stato triplicato dagli 800 milioni di partenza. Tiraboschi sottolinea di essere «fiducioso e ottimista » anche per «il traino formidabile» della crescita organica, indotta dagli investimenti in ricerca e sviluppo (circa 150 milioni medi l'anno nell'ultimo quinquennio). «La discontinuità in atto», ritiene il capoazienda in Brembo, «ci porterà performance di ricavi e profitti anche migliori del recente passato. Nel settore automotive viviamo una disruption radicale. Per aziende come noi che hanno messo la ricerca tra gli asset fondamentali, si aprono enormi opportunità. I grandi carmaker sono da sempre motori di innovazione per i produttori di componentistica. Oggi dovranno esserlo ancor più perché sanno che chi non praticherà innovazione corre il rischio di essere superato magari anche da competitor appena comparsi in scena».

"La rivoluzione elettrica ci accompagnerà a lungo - dice Tiraboschi - sia pur con una tecnologia in evoluzione, limitata, almeno per oggi, da batterie di grandi dimensioni e dall'uso di terre rare. A nostro avviso il motore endotermico è stato demonizzato un po' troppo e potrebbe essere rivalutato in una logica totalmente green non appena sarà disponibile l'utilizzo dell'idrogeno, che per treni e camion si imporrà in anticipo", conclude.

pev

(END) Dow Jones Newswires

May 31, 2021 02:57 ET (06:57 GMT)