ROMA (MF-NW)--Aziende italiane in pre-allerta in Israele: se la guerra contro Hamas avrà un'escalation, sono pronti i piani di evacuazione dei dipendenti. A occuparsene è la società pioniera della gestione dei rischi per la sicurezza e la salute, International SOS, che affianca nelle emergenze il 64% delle aziende dell'indice Fortune Global 500: dagli uragani alle epidemie, dai colpi di Stato ai conflitti come quello in corso in Ucraina e tra Israele e Hamas.

La società ha già inviato tre task force sul campo. «Abbiamo innalzato il livello di allerta nel Paese, consigliando a tutte le organizzazioni presenti ancora sul terreno di evacuare il personale non essenziale», spiega Franco Fantozzi, ex Ros, e ora senior security advisor della società, a MF-Milano Finanza.

«Abbiamo il nostro personale sul campo, medici e specialisti della security. C'è poi, pienamente operativa, la nostra squadra di intelligence: riceviamo costantemente bollettini dal territorio che aggiorniamo e condividiamo con i nostri clienti. Il lavoro avviene in stretto coordinamento con i nostri centri di assistenza in Europa».

Due aziende del settore utility, una delle infrastrutture e molti tra accademici e ricercatori italiani impegnati nei progetti hi-tech dei distretti israeliani, sono al momento monitorati da International SOS. Israele è il sesto mercato di destinazione dell'export Italiano in Medio Oriente e Nord Africa. Lo scorso marzo, il premier israeliano Benjamin Netanyahu era a Roma, al primo forum economico italo-israeliano, e le imprese presenti erano decine. Benché l'ultimo rapporto pubblicato dal ministero delle Finanze indichi che gli investimenti esteri neI Paese sono diminuiti del 60% a 2,6 miliardi di dollari nei primi tre mesi dell'anno, la presenza italiana resta forte.

Uno degli ultimi contratti riguarda MM, che con i partner Dana Engineering, Yaniv Zohar Engineering e Levy-Shtark Zilberstein Consulting Engineering, si è aggiudicata il progetto della linea 1 del metrò di Tel Aviv da Metropolitan Transit System Ltd, un progetto complessivo di circa 20 miliardi di euro. Sul mercato israeliano c'è anche Enel: a partire dal lancio dell' Innovation Hub di Tel Aviv nel 2016, lavora con startup locali di fintech, cybersecurity, manutenzione preventiva e automazione, generazione di energia verde e mobilità elettrica. Tra le quotate di Stato, anche Leonardo (nonostante l'annunciato delisting della controllata Drs dalla borsa di Tel Aviv) ha rapporti solidi col Paese e a febbraio ha firmato partnership con Israeli Innovation Authority e con Ramot Tel Aviv University.

«Nell'ultimo bollettino di oggi (ieri, ndr) rileviamo che persiste il rischio - al momento moderato, ma dalle conseguenze certamente gravi - di un'escalation a livello regionale», sottolinea Fantozzi. «Ai manager consigliamo di fare tutti i preparativi e valutare come avverrebbe l'evacuazione della loro forza lavoro da Israele nel caso in cui gli sviluppi richiedessero la partenza con breve preavviso o il trasferimento all'interno del Paese.

Sta a noi poi decidere modalità e percorsi. A differenza di quando abbiamo portato dipendenti italiani via dall'Ucraina», osserva il manager, «qui ci sono più alternative: via mare dal porto di Haifa; via terra, tenendo conto che le autorità israeliane hanno chiuso molte strade principali nel distretto meridionale, e via cielo in base all'operatività dell'aeroporto Ben Gurion. International SOS è in grado di organizzare voli charter in qualsiasi momento».

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1308:21 ott 2023


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