MILANO (MF-DJ)--Il settore vitivinicolo italiano si conferma come maggior produttore al mondo, nonostante l'aumento del 35% dei costi per la guerra in Ucraina. E' quanto emerge dallo studip "Il business vitivinicolo in Italia. Export, sfide future e nuove professionalità" della Rome Business School, parte di Planeta Formacion y Universidades, un network internazionale creato nel 2003 da De Agostini e dal Gruppo Planeta.

Il 2022 presenta un quadro di grande incertezza anche per il settore vitivinicolo. Sebbene i numeri dell'export siano migliorati rispetto l'anno scorso (dal +4,8% al +5,6%) siamo davanti uno scenario complesso caratterizzato dall'aumento dei costi di materie prime ed energia, dalla difficoltà di approvvigionamento di moltissimi materiali a causa soprattutto del conflitto tra Russia e Ucraina.

Nonostante le problematicità, la produzione di vino in Italia rimane forte. Nel primo semestre del 2022 (al 31 maggio 2022) secondo dati MiPAAF negli stabilimenti enologici italiani erano presenti 50,7 milioni di ettolitri di vino e 5,3 milioni di ettolitri di mosti. Rispetto allo stesso periodo del 2021, si osserva un valore delle giacenze superiore per tutti i vini (+3,1%) e i mosti (+19,8%). Questi numeri confermano le previsioni dell'anno scorso che vedevano l'Italia superare i 50 milioni di ettolitri, posizionandosi come l'unico tra i tre principali produttori europei per cui si prospettava una variazione positiva rispetto il 2021 (+2%), davanti la Francia (45,6 milioni di ettolitri) e la Spagna (37,8 milioni di ettolitri).

Come ogni eccellenza del made in Italy, il vino italiano è trainato con forza dall'export: circa il 40% della produzione italiana di vino è destinata al mercato estero e il saldo commerciale attivo del settore vinicolo negli ultimi anni è cresciuto ad un tasso medio annuo del 5,2% (Area Studi Mediobanca, 2022).

L'Italia occupa il primo posto nella classifica mondiale dei produttori, rispetto a cui detiene la quota del 18% del totale complessivo. Nonostante la crisi, il settore vitivinicolo continua quindi a crescere e ad offrire opportunità lavorative. Non solo, nel nostro Paese, negli ultimi anni, abbiamo assistito ad un vero e proprio "ritorno alla vigna" da parte di giovani produttori under25, con un aumento record del 38% nel 2018 e si stima che i produttori di vino sotto ai 25 anni siano saliti a quota 1200 nel giro di un solo anno. Attualmente, in Italia sono circa 100 mila le aziende guidate da giovani under 35 e 25% di queste è gestito da donne. Secondo Coldiretti (2021), le aziende vitivinicole italiane danno lavoro al proprio interno a circa 210 mila addetti, fra i quali 50 mila sono giovani. In Italia oggi il mondo del vino genera lavoro per circa 1,8 milioni di persone con opportunità professionali distribuite in ben 18 settori.

Per gli ultimi mesi del 2022 è atteso, comunque, un ulteriore aumento delle vendite complessive: 91,7% dei principali produttori di vino prevede un incremento dei ricavi, a due cifre nel 23,3% dei casi; la quota cala all'87% se si guarda all'export, secondo Area Studi Mediobanca. Tuttavia, a frenare la corsa del vino italiano è e sarà soprattutto la crescita dei costi: un +35% in media, a causa delle tensioni su energia e materie prime generate dalla guerra in Ucraina con aumenti unilaterali da parte dei fornitori di imballaggi. Nei vigneti si registrano infatti rincari che vanno dal +170% dei concimi al +129% per il gasolio. Una bottiglia di vetro costa fino al 50% in più rispetto allo scorso anno, mentre il prezzo dei tappi ha superato il 20% per quelli di sughero e addirittura il 40% per quelli di altri materiali.

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October 19, 2022 09:42 ET (13:42 GMT)